"Istruitevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra intelligenza. Agitatevi, perché avremo bisogno di tutto il nostro entusiasmo. Organizzatevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra forza" di A. Gramsci.

giovedì 22 novembre 2007

Romano costretto a dimettersi

Dopo la sentenza della Cassazione per abuso in atti d'ufficio. L'assessore sui fatti del '99: "Ho solo firmato atti già validati da tre tecnici"
“La vicenda si è conclusa nel peggiore dei modi. Ho deciso di dimettermi non solo dalla carica di assessore, ma anche da quella di consigliere comunale.” E’ il commento dell’assessore alla Sanità del Comune di Scanzano Jonico, Tommaso Romano (Pd, 319 voti alle ultime comunali), di professione medico di famiglia, alla sentenza della Corte di Cassazione che lo ha condannato a dieci mesi di reclusione (pena sospesa) ed a dodici mesi di interdizione dai pubblici uffici. “Tra l’altro – ha precisato - il mio mandato l’avevo rimesso nelle mani del sindaco Salvatore Iacobellis e del partito (I Ds, ndr) già quando mesi fa ci fu la sentenza di secondo grado (poi confermata, ndr). Poi da parte dell’intera giunta, dell’intero Consiglio comunale ed anche da rappresentanti dell’opposizione avevo ricevuto attestati di stima, per cui avevo deciso di non dimettermi più. Adesso dinanzi alla sentenza definitiva, - ha continuato - ho deciso di farmi da parte. Già da stamattina (ieri, ndr) ho consegnato in municipio il telefono cellulare e le chiavi della stanza assessorile che avevo in dotazione per esercitare le mie funzioni. Domani mattina (oggi, ndr) formalizzerò anche le dimissioni da consigliere comunale. Al di là di quello che prevede la legge in questi casi – ha sottolineato Romano – ho deciso di non aspettare, per non coinvolgere in alcun modo il consiglio comunale in questa mia vicenda. Non voglio che nessuno possa dire che tra i banchi dell’istituzione comunale siede un condannato.” Per lei è una sentenza giusta? “Purtroppo – ha risposto - bisogna rispettare le sentenze della magistratura. Son fatto così. Dico che va rispettata come Istituzione, sempre e comunque. E’ bene però – tiene a evidenziare l’esponente politico - che i cittadini e gli elettori di Scanzano sappiano il motivo per il quale ho ricevuto la condanna. Non ho fatto altro che mettere il mio visto su un parere espresso già da tre tecnici: dall’ingegner Saladino, dall’Ufficio tecnico comunale e dall’esperto che era in Commissione edilizia, l’architetto Pontrandolfi. Io non ho avuto motivo, anche se la pratica riguardava un ex assessore dell’allora maggioranza (Romano era un componente dell’opposizione, ndr), quindi un avversario politico, ma per me era un cittadino come gli altri. In quanto medico – ha raccontato - e quindi privo di conoscenze tecnico-urbanistiche, mi dovevo per forza fidare del parere dei tre tecnici. Mi sono fidato e purtroppo è andata così. Io rispetto la sentenza, ma sono amareggiato moltissimo di essere arrivato al punto di dovermi dimettere da tutto, però vorrei che la gente sapesse il motivo per il quale questo è avvenuto. Ci sono condanne e condanne. Uno potrebbe leggere “…dieci mesi…” e pensare chissà che è successo. Invece ho solo dato il mio parere in Commissione edilizia ad una pratica di condono di un mio avversario politico, dopo il visto degli esperti in materia. Nel mio animo sono sereno e tranquillo con me stesso, con la mia coscienza sono a posto.” Cosa farà adesso? “Non so – ha concluso - quello che prevede la legge in questi casi, so che è molto ingarbugliata come situazione. Per me fare il medico di famiglia, significa già svolgere una funzione sociale. Il mio unico intento nel fare politica era pensare allo sviluppo di Scanzano, cercare di far crescere la comunità. In tutte le sedi dove opererò, cercherò di proseguire in questo mio cammino.”

Pierantonio Lutrelli (da Il Quotidiano della Basilicata)

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