"Istruitevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra intelligenza. Agitatevi, perché avremo bisogno di tutto il nostro entusiasmo. Organizzatevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra forza" di A. Gramsci.

sabato 30 settembre 2017

Con giovani precari ed inoccupati il Paese non ha futuro. Urgono fatti

Giovani è per sempre. Per tutti quelli che hanno la capacità di non invecchiare.
Per quelli che guardano gli altri coetanei come se fossero più anziani. Senza rendersi conto che l’età avanza. Con se una valigia piena di cose. Ricordi, emozioni … precarietà nel lavoro per chi è fortunato ad averlo. Per il resto, quasi la metà degli under 35 porta con se lo stato di inoccupazione.

Oggi non si è giovane se non si è precari o disoccupati e viceversa.

Un lavoro è difficile immaginarlo. In molti corrono oltre i confini per evitare questa forte emozione. Chi resta è costretto a godersi la gioventù di lunga vita in un Paese che sui giovani ha fatto finta di puntare. La propaganda va oltre all’impegno politico reale. I giovani continuano quotidianamente ad inviare cv che non vengono neanche aperti.

Lo scenario reale della precarietà del lavoro, dell’occupazione giovanile è tracciata da un interessante articolo del Sole 24 Ore pubblicato a fine settembre 2017.
L’Italia è in fondo alla classifica europea. Siamo il fanalino di coda solamente dopo la Grecia per tasso di occupazione. Il tasso di occupazione tra i 15 e i 35 anni è del 45,5%. Solo la metà dei giovani lavorano e quanti di questi in modo precario?
Sulla carta abbiamo per loro 6 miliardi di incentivi. Per le politiche di occupazione giovanile ci sono in modo polverizzato 24 misure. Ugualmente, gli inoccupati e i precari dilagano. La dispersione degli incentivi, l’instabilità delle norme e la burocrazia compromettono l’efficacia delle misure rendendole solo strumenti di propaganda.

E’ necessario rappresentare politicamente i 23 milioni di giovani in Italiani. Ritengo sia un dovere porre al centro dell’agenda le politiche giovanili. Dobbiamo affrontare e rimuovere gli ostacoli che continuano a far invecchiare il nostro Paese.

Il monito è stato lanciato anche del Presidente della Repubblica Mattarella: inserire tra le priorità europee i giovani.

Ebbene ricordarlo. Nel 2015 sono partiti all’estero più di 100 mila giovani, la metà hanno meno di 40 anni. Un terzo sono laureati.

Senza giovani, senza la loro forza, non ci sarà futuro per il nostro Paese, se non da pensionato.

martedì 12 settembre 2017

Autoveicoli elettrici: Italia fanalino di coda, FCA mette in cassintegrazione e Germania investe 20mld

La Germania è sicuramente un riferimento politico affidabile che ha realizzato buone pratiche nell'ambito delle politiche energetiche ed industriali.
Modelli autoveicoli elettrici


Non solo perché vuol chiudere con il nucleare entro il 2022. Sta realizzando un programma di transizione energetica denominato Energiewende rivolto all'impiego e alla produzione di energia rinnovabile con risultati sorprendenti. Un valido esempio è l'obiettivo raggiunto nelle prime settimane di maggio 2017, l'85% dell'elettricità consumata dai tedeschi proveniva da fonti energetiche rinnovabili


Ma l'impegno dei tedeschi non termina qui. 


Proprio in questi giorni, il Gruppo Volkswagen ha presentato al salone dell'auto di Francoforte la “Roadmap E”, un piano per l'elettrificazione dell'industria automobilistica con lo scopo di diventare leader nel settore.   


80 nuovi modelli elettrici entro il 2025; oltre 20 miliardi di euro di investimenti al 2030 destinati all'industrializzazione della mobilità elettrica; una gara per l'approvvigionamento di batterie per un valore di oltre 50 miliardi di euro per la fornitura di 150 GW di batterie.  

Modello elettrico Golf Volkswagen

Certo, nonostante un piano imponente, i tedeschi continueranno ad investire nei motori a combustione. Ma il termine corto al 2025 ci offre la percezione gratuita di quanto siamo vicini alla fine del vecchio motore a scoppio e di quanto sia inutile perseguire con l'attività legate all'estrazione degli idrocarburi che tra qualche anno si riveleranno non solo dannose per la salute e l'ambiente ma soprattutto dimenticate da un'industria e un'economia che hanno già cambiato il modo d'impiegare i propri capitali.

Una strada che l'Italia mostra di non voler ancora percorrere con impegno. Con 9000 veicoli elettrici immatricolati nel 2016 siamo il fanalino di coda dal quale bisogna emergere. Prima che tedeschi, americani, giapponesi e cinesi ci invadano con i loro modelli sarebbe opportuno che la politica non sia più assente nel settore dell'innovazione. FCA (Melfi, Pomigliano e Termini Imerese) e l'industria automobilistica italiana incominci a progettare ed adeguare i propri stabilimenti come proposto dal M5S affinché entro il 2025 anche l'Italia potrà essere capace di produrre autoveicoli elettrici per cogliere tutte le sue opportunità, come quella di occupare nuovi giovani.