"Istruitevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra intelligenza. Agitatevi, perché avremo bisogno di tutto il nostro entusiasmo. Organizzatevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra forza" di A. Gramsci.

mercoledì 27 dicembre 2017

PETROLIO: caso OPL 245, ENI e SHELL rinviate a giudizio per la tangente del secolo

Antonio Tricarico di Re:Common riassume i punti nodali della vicenda che ha portato al rinvio a giudizio per i manager di Eni e Shell e per le due società nel presunto caso di corruzione OPL245, per l’acquisizione di un ricchissimo blocco petrolifero in Nigeria.

 

Le indagini dell’ufficio del pubblico ministero milanese sono state innescate da una denuncia presentata nell’autunno del 2013 da Re:Common e della organizzazioni britanniche Global Witness e The Corner House. Esposti analoghi sono stati presentati in Nigeria e negli Stati Uniti. Sul caso stanno indagando anche i magistrati olandesi.


Secondo alcune stime, “Il popolo nigeriano ha perso più di un miliardo di dollari a causa di questo affare corrotto, l’equivalente dell’intero bilancio annuale della sanità del Paese. I nigeriani meritano di sapere la verità su che cosa è successo a questi fondi. Ci congratuliamo con i pubblici ministeri di Milano per il loro esaustivo lavoro di indagine, che ha portato a questo processo." 

Puoi leggere tutto l'articolo "Caso OPL 245, Eni e Shell rinviate a giudizio per la tangente del secolo"

venerdì 22 dicembre 2017

Padoan, salva il posto a Descalzi rinviato a giudizio per tangenti

Descalzi si dimetta dall'ENI!

Il 6 aprile del 2017 Padoan modifica una Direttiva del Ministero delle Finanze per salvare l'amico Descalzi. Con un tocco di mano rimuove la clausola di onorabilità che costituiva "causa di ineleggibilità o decadenza" per chi venisse rinviato a giudizio (leggi l'articolo https://goo.gl/eguS2H).

Subito i Senatori del M5S Gianni Girotto e Gianluca Castaldi presentarono un'interrogazione urgente
AD Eni - Claudio Descalzi
per chiedere chiarimenti e l'applicazione della direttiva (leggi interrogazione https://goo.gl/hFRu1W) con il rispetto del principio della clausola.

Nonostante l'interrogazione sia stata più volte calendarizzata in Commissione Industria del Senato su sollecitazione del M5S il Ministro Padoan si è rifiutato di rispondere.

Intanto giunge la tegola, De Scalzi è rinviato a giudizio nel processo sulle tangenti ENI in Nigeria (Leggi l'articolo https://goo.gl/yRjbjs).

Se la clausola non fosse stata rimossa l'AD di ENI sarebbe decaduto dall'incarico. Invece, grazie alla manina di Padoan resterà ancora in piedi.

Speriamo che in questo silenzio politico emergerà l'orgoglio dell'elettore. In un Paese normale, l'AD di ENI sarebbe già decaduto. E a rivendicarlo e a chiederlo è solo il M5S.

L`azienda agricola smart che produce e accumula elettricità, anche con l'autoveicolo

Serra fotovoltaica - Az. agricola P. Stigliani, Scanzano J.co (MT)
L'energia della terra e del sole si incontrano nei campi di Bonifiche Ferraresi, la più grande azienda agricola italiana. A permetterlo sono le soluzioni innovative che una azienda italiana ha promosso con la società emiliana attraverso una partnership nel giugno 2016. 
Da questa intesa ha preso forma quello che a tutti gli effetti può diventare il modello di "fattoria smart". Le soluzioni offerte a Bonifiche Ferraresi includono l'installazione di due impianti fotovoltaici, da 200 e 500 KW, abbinati a uno storage elettrico, costituito da una batteria Tesla da 100 KW, che permetterà di produrre e autoconsumare energia elettrica durante le ore del giorno, immagazzinarla quando non serve e metterle a disposizione della rete quando è più conveniente. In questo sistema è inoltre integrata una infrastruttura di ricarica per la mobilità elettrica, formata da 3 stazioni di ricarica di tipo tradizionale e una di tipo bidirezionale, ovvero la tecnologia Vehicle to Grid (V2G). v.d.c., che grazie ad un emendamento del M5S approvato nella manovra di bilancio in commissione alla Camera vede finalmente la possibilità di essere realizzata.

"E' una piccola grande rivoluzione sul fronte energetico", spiega il deputato del M5S che ad aprile con Davide Crippa, Luigi di Maio e Gianni Girotto, andarono a Copenaghen a visitare il sistema Enel con il quale chi ricarica un'auto elettrica più anche cedere energia alla rete alimentando il sistema. "Adesso le auto elettriche saranno stazioni energetiche mobili. Chi guida un veicolo del genere può caricare l'auto quando il prezzo è più basso e cedere energia alla rete quando le condizioni sono più vantaggiose. E' il primo passo per lo scambio sul posto di energia, che auspichiamo da sempre per gli impianti fotovoltaici domestici e che è un punto chiave del nostro programma energetico". 


Qui trovi informazioni sulla tecnologia: https://goo.gl/dK5W3a

sabato 28 ottobre 2017

NO alla nuova marchetta del Governo per la Total. Fermiamo l’estrazione di petrolio

Progetto di sviluppo Tempa Rosa
Ormai è più che evidente. Le marchette del compagno della Guidi nella legge di stabilità del 2015 sono state inutili. Oltre alle dimissioni della Ministra non hanno ancora sbloccato i 1,6 mld di dollari di investimenti. La Total è in difficoltà. Ha un forte ritardo sui i tempi per avviare la produzione del giacimento di Tempa Rossa in Basilicata. Infatti, secondo l’articolo pubblicato oggi dal Sole 24 Ore ha avanzato una nuova richiesta di proroga al Ministero dello Sviluppo economico.

L'istanza,  presentata da pochi giorni riguarda l’adeguamento del programma di lavoro (il vecchio era fermo al 31 dicembre 2017), e prevede non solo lo spostamento dell'avvio a regime delle attività estrattive di un anno, al 31 dicembre 2018, ma anche una nuova organizzazione dei lavori che perla prima volta ipotizza la possibilità di raffinare il greggio trasportato attraverso l'oleodotto Val d'Agri, nella raffineria Eni di Taranto.
Percorsi con autocisterne alternativi all'oleodotto

Ugualmente, non scompare l’idea di trasportare il petrolio con le autocisterne. Continua a prevedere il caricamento del greggio da Tempa Rossa (20mila barili di petrolio al giorno) su autobotti, in linea con le procedure di valutazione richieste al ministero dell'Ambiente per il trasporto con 170 autocisterne all'ex Raffineria di Roma (assoggettabilità a Via) e alla raffineria di Falconara Marittima (AN) via Taranto o via Melfi.

La brutta piega che  ha preso il progetto di Tempa Rossa offre la ragione a chi da sempre si oppone alla realizzazione di un progetto che genera sviluppo distorto del territorio, compromettendo l’acqua, risorsa fondamentale per la vita umana, l’economia agricola e turistica del territorio Lucano.
Possiamo ancora salvare il tutto.
Diga del Pertusillo (PZ)

Potrebbe essere sufficiente la coerenza del Ministero dello Sviluppo Economico con l’indirizzo politico della Strategia Energetica Nazionale (in fase di approvazione nei prossimi giorni) in cui il petrolio Lucano non è più considerato di interesse nazionale per non giustificare un’ennesima marchetta Total che si manifesterebbe con la concessione di una nuova proroga.

Nei prossimi giorni, farebbero bene le istituzioni locali della Regione Basilicata e i cittadini a battersi per salvare il loro territorio da un nuovo assalto petrolifero. Dobbiamo far sentire a ROMA con forza e ad alta voce la nostra contrarietà a questa nuova proroga.
Un motivo in più per sostenere anche la petizione online sulla chiusura dei pozzi di petrolio in Basilicata lanciata dall’Associazione ScanZiamo le Scorie che ha raggiunto le oltre 5500 firme.

domenica 15 ottobre 2017

Basilicata, la bellezza che crea la ricchezza

Successivamente al confronto tenuto tra esperienze del settore agricolo e turistico della regione Basilicata, nei primi di maggio scrissi un post, “La lucanità passa dal web e crea sviluppo locale”.
Castel Mezzano (PZ)

Convinto che un territorio, quello della Basilicata, può emergere economicamente e generare ricchezza attraverso lo sviluppo di forme locali legate alla sua natura.

Con franchezza, non saprei se si potesse mai fermare l’emorragia dei giovani, dei tanti talenti Lucani che sono andati via in cerca di soddisfazione. Sicuramente oggi abbiamo degli strumenti che possono quanto meno ostacolare questa forma di emigrazione e di spopolamento del territorio.

Questa speranza si alimenta di notizie oggettive che vedono protagonista la scoperta del territorio attraverso il web, attraverso quella  rete che salverà la bellezza del territorio promuovendo l’economia locale.

E non è solo una questione di sentimento, anche se la Basilicata si posiziona meta più amata dai turisti stranieri. Ci sono segnali che vanno tutti verso la stessa direzione che alimentano lo sviluppo locale.

Interessante è il progetto Italian Villages realizzato da Airbnb per contribuire alla valorizzazione dei piccoli centri italiani verso i viaggiatori di tutto il mondo. L’idea consiste nell’accendere i riflettori sui paesaggi, le tradizioni e i saperi unici, espandere le economie locali e promuovere un turismo più sostenibile, fuori dalle rotte italiane più battute.

Ma per capire dove ci sta portando il vento è sufficiente anche un monitoraggio sui tanti Lucani che si stanno mettendo online ed in rete con i loro prodotti alimentari. Vino, olio frutta prodotti da forno e molto altro…. Arrivano ormai direttamente al consumatore.
Prodotti inviati dall'Antico Panificio Cirigliano

Come l’esperienza  dell’Antico panificio Cirigliano, storico forno di Noepoli (PZ), nel Parco Nazionale del Pollino. Fondato nel 1953, coniuga da sempre tradizione e qualità con  un'accurata selezione di materie prime lucane di alta qualità, la lavorazioni totalmente manuali, l’utilizzo di lievito madre, attrezzature moderne  e rigorosi metodi di controllo. Ha saputo unire la tecnologia moderna con i sapori, i profumi, le ricette antiche, tramandate di madre in figlia dai tempi in cui il lievito madre, "u crjisch" passava di famiglia in famiglia e poi ritornava.... quando il pane era un bene prezioso e irrinunciabile !

Fortunatamente ormai non si è soli, infatti secondo l’Ossercatorio eCommerce  B2C del Politecnico di Milano i numeri che girano online sono enormi. La commercializzazione tramite il web è diventata ormai un canale di vendita al pari della moderna distribuzione. Il giro d’affari è quasi di 24 miliardi, per il 10% occupato dal settore dell’alimentare che nel 2016 è cresciuto del 43%.
10 anni fa non avremmo potuto neanche immaginare tutto questo. Ora l’esistenza di questi strumenti ci offrono delle opportunità che devono essere utilizzate. CARPE DIEM!






martedì 3 ottobre 2017

Sversamento petrolio in Basilicata. Continuano i ritardi per la bonifica

Diga del Pertusillo a pochi metri dal COVA-ENI a Viggiano (PZ)
Chi si è già dimenticato dello sversamento delle 400 tonnellate di petrolio dal COVA Eni a Viggiano (PZ).

Molti dei Lucani ancora ricordano preoccupati i rischi di una contaminazione delle acque della diga del Pertusillo, a pochi metri dal COVA. Le preoccupazioni seppur non hanno ostacolato l'apertura del COVA (decisa dalla giunta regionale della Basilicata) sono state accompagnate dalle richieste, da parte di Associazioni e cittadini rivolte alle Istituzioni, per un intervento urgente di caratterizzazione dell'inquinamento e della bonifica delle aree.

Difficile capire come si sta proseguendo. Si potrebbe realizzare nel sito online dell'Osservatorio in Val D'Agri un sezione con tutte le informazioni.

Cosa certa è visibile agli occhi di tutti i curiosi visitatori delle aree inquinate, gli aspiratori d'acqua contaminata sono ancora li a succhiare liquidi inquinati. E se lasciati al loro destino rischiano di compromettere l'acqua (una risorsa preziosa utilizzata in particolar modo in Puglia) e l'economia locale di gran parte del territorio mettendo a rischio imprese agricole e turistiche.



Certo noi che stiamo sostenendo una petizione online per la chiusura dei pozzi di petrolio auspichiamo che tutto vada per il meglio.

Che gli organi di controllo garantiscano la sicurezza senza far correre altri rischi per la salute (come si evince dai risultati presentati ufficialmente dagli scienziati pochi giorni fà) e l'economia locale.

Intanto, dalla rivista Staffetta Quotidiana si apprende che nel bollettino n. 40 del 1 ottobre 2017 è pubblicata la decisione del Presidente della Giunta Marcello Pittella riguardo la proroga dei termini, richiesta dall'Eni, per gli interventi di messa in sicurezza d'emergenza a seguito della perdita di greggio dal COVA di Viggiano.
Pittella ha deliberato che l'Eni può continuare a utilizzare per altri 6 mesi le aree già identificate nelle precedenti ordinanze per la sosta delle autobotti di rifiuti liquidi derivanti dalle attività di MISE delle aree interessate allo sversamento di greggio dal COVA di Viggiano in attesa della loro caratterizzazione necessaria all'avvio al trattamento per un tempo non superiore di sei mesi a partire dalla data di sottoscrizione dell'atto.

Inoltre ha ribadito che Eni rispetti tutte le prescrizioni relative alle precedenti ordinanze. Infine ha dato compito all'Arpab di effettuare sopralluoghi durante l'utilizzo di questa aree.

Vedremo come andrà a finire nella speranza che il film abbia il lieto fine.


sabato 30 settembre 2017

Con giovani precari ed inoccupati il Paese non ha futuro. Urgono fatti

Giovani è per sempre. Per tutti quelli che hanno la capacità di non invecchiare.
Per quelli che guardano gli altri coetanei come se fossero più anziani. Senza rendersi conto che l’età avanza. Con se una valigia piena di cose. Ricordi, emozioni … precarietà nel lavoro per chi è fortunato ad averlo. Per il resto, quasi la metà degli under 35 porta con se lo stato di inoccupazione.

Oggi non si è giovane se non si è precari o disoccupati e viceversa.

Un lavoro è difficile immaginarlo. In molti corrono oltre i confini per evitare questa forte emozione. Chi resta è costretto a godersi la gioventù di lunga vita in un Paese che sui giovani ha fatto finta di puntare. La propaganda va oltre all’impegno politico reale. I giovani continuano quotidianamente ad inviare cv che non vengono neanche aperti.

Lo scenario reale della precarietà del lavoro, dell’occupazione giovanile è tracciata da un interessante articolo del Sole 24 Ore pubblicato a fine settembre 2017.
L’Italia è in fondo alla classifica europea. Siamo il fanalino di coda solamente dopo la Grecia per tasso di occupazione. Il tasso di occupazione tra i 15 e i 35 anni è del 45,5%. Solo la metà dei giovani lavorano e quanti di questi in modo precario?
Sulla carta abbiamo per loro 6 miliardi di incentivi. Per le politiche di occupazione giovanile ci sono in modo polverizzato 24 misure. Ugualmente, gli inoccupati e i precari dilagano. La dispersione degli incentivi, l’instabilità delle norme e la burocrazia compromettono l’efficacia delle misure rendendole solo strumenti di propaganda.

E’ necessario rappresentare politicamente i 23 milioni di giovani in Italiani. Ritengo sia un dovere porre al centro dell’agenda le politiche giovanili. Dobbiamo affrontare e rimuovere gli ostacoli che continuano a far invecchiare il nostro Paese.

Il monito è stato lanciato anche del Presidente della Repubblica Mattarella: inserire tra le priorità europee i giovani.

Ebbene ricordarlo. Nel 2015 sono partiti all’estero più di 100 mila giovani, la metà hanno meno di 40 anni. Un terzo sono laureati.

Senza giovani, senza la loro forza, non ci sarà futuro per il nostro Paese, se non da pensionato.

martedì 12 settembre 2017

Autoveicoli elettrici: Italia fanalino di coda, FCA mette in cassintegrazione e Germania investe 20mld

La Germania è sicuramente un riferimento politico affidabile che ha realizzato buone pratiche nell'ambito delle politiche energetiche ed industriali.
Modelli autoveicoli elettrici


Non solo perché vuol chiudere con il nucleare entro il 2022. Sta realizzando un programma di transizione energetica denominato Energiewende rivolto all'impiego e alla produzione di energia rinnovabile con risultati sorprendenti. Un valido esempio è l'obiettivo raggiunto nelle prime settimane di maggio 2017, l'85% dell'elettricità consumata dai tedeschi proveniva da fonti energetiche rinnovabili


Ma l'impegno dei tedeschi non termina qui. 


Proprio in questi giorni, il Gruppo Volkswagen ha presentato al salone dell'auto di Francoforte la “Roadmap E”, un piano per l'elettrificazione dell'industria automobilistica con lo scopo di diventare leader nel settore.   


80 nuovi modelli elettrici entro il 2025; oltre 20 miliardi di euro di investimenti al 2030 destinati all'industrializzazione della mobilità elettrica; una gara per l'approvvigionamento di batterie per un valore di oltre 50 miliardi di euro per la fornitura di 150 GW di batterie.  

Modello elettrico Golf Volkswagen

Certo, nonostante un piano imponente, i tedeschi continueranno ad investire nei motori a combustione. Ma il termine corto al 2025 ci offre la percezione gratuita di quanto siamo vicini alla fine del vecchio motore a scoppio e di quanto sia inutile perseguire con l'attività legate all'estrazione degli idrocarburi che tra qualche anno si riveleranno non solo dannose per la salute e l'ambiente ma soprattutto dimenticate da un'industria e un'economia che hanno già cambiato il modo d'impiegare i propri capitali.

Una strada che l'Italia mostra di non voler ancora percorrere con impegno. Con 9000 veicoli elettrici immatricolati nel 2016 siamo il fanalino di coda dal quale bisogna emergere. Prima che tedeschi, americani, giapponesi e cinesi ci invadano con i loro modelli sarebbe opportuno che la politica non sia più assente nel settore dell'innovazione. FCA (Melfi, Pomigliano e Termini Imerese) e l'industria automobilistica italiana incominci a progettare ed adeguare i propri stabilimenti come proposto dal M5S affinché entro il 2025 anche l'Italia potrà essere capace di produrre autoveicoli elettrici per cogliere tutte le sue opportunità, come quella di occupare nuovi giovani. 

martedì 29 agosto 2017

La Total vuol far cambiare strada al petrolio Lucano. Assurdo, passa da Roma ma senza vedere il Papa



Leggevo la notizia sulla rivista Staffetta Quotidiana e non mi sembrava vera.

Al fine di superare gli ostacoli di Taranto, pur di incominciare la produzione di petrolio la Total
Percorso oleodotto Tempa Rossa - Taranto
ha deciso di cambiare strada, nel vero senso della parola. Il polo logistico Raffineria di Roma di Pantano dovrebbe ricevere via autobotte il greggio prodotto dalla Total a Tempa Rossa, in Basilicata, per poi esportarlo via mare. Almeno, questo è quello che si apprende leggendo il progetto presentatolo scorso primo agosto al Ministero dell'Ambiente dalla Raffineria di Roma Spa, la società controllata da TotalErg, titolare del deposito di Pantano di Grano che ha chiesto l'esclusione dalla Via.

Le modifiche richieste, riguardano essenzialmente la realizzazione di un nuovo ponte di scarico per la ricezione dei mezzi che trasporteranno il grezzo dal centro olii di Corleto di Perticara (PZ), per un massimo giornaliero di 170 autobotti/isocontainer aventi capacità di 30 mc, che saranno caricati fino ad un massimo di 27 m. Lo stoccaggio sarà costituito da due serbatoi esistenti presso il deposito, che saranno sottoposti agli interventi di adeguamento necessari. Il prodotto sarà trasferito attraverso le pipeline e sealine esistenti alle piattaforme di carico nave poste a largo di Fiumicino, per la successiva esportazione. Inoltre, sarà installata una nuova caldaia della potenza termica di 5,9 MW, che produrrà il vapore necessario alla implementazione del progetto (mantenimento della temperatura operativa necessaria a garantire le condizioni di fluidità del grezzo).
 
Ingresso Tempa Rossa in Basilicata
Il progetto prevede la possibilità di garantire il transito settimanale di circa 22.950 mc di greggio provenienti dal centro trattamento olii di Corleto, dove affluirà il greggio estratto a Tempa Rossa, per un totale di circa 1.100.000 mc di greggio all'anno.
Un assurdo unico che dovrebbe far sollevare l’opposizione di tutto il centro meridione. In Basilicata abbiamo avuto già gravi incidenti che hanno messo a rischio l’ambiente, in particolare i corsi d’acqua. Un motivo in più per sostenere la petizione online sulla chiusura dei pozzi di petrolio in Basilicata che attualmente ha già raggiunto le oltre 5000 firme anche se lanciata solo pochi mesi fa dall’Associazione ScanZiamo le Scorie.

Sul progetto è aperta fino al 18 settembre la consultazione pubblica per la quale è possibile di inviare osservazioni al ministero dell'Ambiente.

venerdì 21 luglio 2017

Per la Regione il petrolio Lucano deve riaprire. Ma a che punto è l'impatto sull'ambiente?



A volte a pensar male ci si azzecca? 

Sicuramente approfondire gli argomenti è sempre un esercizio utile, in particolare se il confronto diventa sincero e trasparente. 

Senza grandi pretese proviamo a farlo noi qui su "Politicamente Attivi". Lo spirito è quello di contribuire a rendere più limpido il dibattito sul petrolio in Basilicata, un argomento centrale per il futuro del nostro territorio che vive di agricoltura e turismo, proiettato al 2019 con Matera Capitale della Cultura europea. 

Siamo tutti a conoscenza che con la delibera di giunta regionale del 17 luglio è stato riaperto il Centro Olio Val d'Agri (COVA) - ENI a Viggiano (PZ).

Una decisione importante che merita una lettura attenta.

Avevamo già scritto delle prescrizioni indicate a giugno dall'Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA) in considerazione delle disposizioni normative sulla protezione e la tutela dell'Ambiente. Il rispetto delle prescrizioni da parte dell'ENI sono determinanti per il riavvio e l'esercizio del COVA. 

Figura 1 - D.G.R n. 733 del 17 luglio 2017, Regione Basilicata
Successivamente, in seguito alla richiesta del 5 luglio da parte dell'ufficio di Compatibilità Ambientale della Regione Basilicata, l'ISPRA trasmette la Relazione istruttoria di verifica di ottemperanza delle prescrizioni propedeutiche per il riavvio del COVA nella quale "viene analizzata la conformità della documentazione trasmessa dalla Società rispetto alle prescrizioni propedeutiche al riavvio dell'impianto".
La Relazione viene inserita nel corpo della delibera regionale come "Allegato B" e afferma che "si ritiene che il Gestore abbia ottemperato alle prescrizioni propedeutiche al riavvio dell'impianto (Figura 1).
Sarà vero?  
Figura 2 - D.G.R n. 733 del 17 luglio 2017, Regione Basilicata
A pagina 13 delle 17 della Relazione, la prescrizione numero 3 di ISPRA chiede "una descrizione dello scenario di impatto sull'ambiente che tali rilasci potrebbero generare e delle eventuali contromisure di prevenzione e protezione dell'ambiente" (Figura 2).
Il Gestore risponde di fornire un primo riscontro alla proposta di prescrizione. Indica inoltre, che l'acquifero superficiale ed i terreni ... presentano evidenze di contaminazione riconducibili agli idrocarburi fuoriusciti dal serbatoio D, "tuttavia l'entità e la significatività degli impatti conseguenti sono ancora in fase di valutazione" (Figura 3).
Figura 3 - D.G.R n. 733 del 17 luglio 2017, Regione Basilicata
Personalmente ritengo la risposta del Gestore non conforme alla prescrizione dell'ISPRA.
Leggiamo attentamente questa parte.
Se gli impatti sono ancora in fase di valutazione vuol dire che non è possibile descrivere l'impatto stesso, cosi come richiesto da ISPRA.
Non possiamo considerare esaustiva questa risposta del Gestore rispetto alla prescrizione ISPRA che chiede una descrizione dello scenario di impatto sull'ambiente.
Affermare che l'entità e la significatività degli impatti conseguenti sono ancora in fase di valutazione non può essere ritenuta una descrizione sufficiente.
ISPRA e Regione Basilicata avrebbero dovuto chiedere una descrizione dell'impatto più dettagliata, almeno chiederla di riceverla entro un termine certo, ed autorizzare il riavvio e l'esercizio dell'impianto solamente quando la descrizione è realmente esaustiva, facendo conoscere ad esempio quante sono le tonnellate di olio disperse e qual è stato l'impatto sull'ambiente.
La Giunta della Regione Basilicata avrebbe dovuto quantomeno inserire questi aspetti nel testo della delibera tra le altre prescrizioni.
Informazioni necessarie per ripristinare una verità che tutti i Lucani e non solo hanno il diritto di conoscere, prima di riavviare le attività del COVA.
Mica vorrete darcela a berecon il petrolio?

Per raggiungere i 5000 mancano ancora 88 firme. Aiutaci a sostenere la petizione per chiudere i pozzi di petrolio in Basilicata: http://bit.ly/2slS7KE

martedì 27 giugno 2017

Il petrolio Lucano non è più strategico per la nazione

Ognuno vede il bicchiere come vuole, ma oggettivamente il petrolio della Basilicata sparisce dalla SEN 2017 (Strategia Energetica Nazionale).

Questo non deve farci arretrare di un solo millimetro della necessità di portare avanti la chiusura delle attività

Come è stato fatto notare dall’intervento del Professor Alberto Clò sulla rivista “Staffetta Quotidiana”, il petrolio Lucano (e non solo) sparisce dalla strategia del Governo posta in consultazione pubblica con un documento nei giorni scorsi. L’unico riferimento alla Basilicata si ha a pagina 185: la produzione italiana di greggio copre solo il 6,2% circa della domanda domestica (era circa il 9% nel 2015), dovuta principalmente alle produzioni in Basilicata.

Il petrolio in generale in Italia non è più considerato un obiettivo strategico nonostante solamente pochi anni fa nel 2013 la vecchia SEN si riteneva fondamentale lo “sviluppo di risorse energetiche e minerarie nazionali” che avrebbe consentito, vi si leggeva, di raddoppiarne la produzione (a circa 23 mil. tep) e la quota sul fabbisogno energetico (al 14%). Obiettivo recepito dal Governo di Matteo Renzi nella Legge di Stabilità del 2014 con il cd “Sblocca Italia” ove si riconosceva “l'interesse strategico e il carattere d'urgenza dell'attività upstream” 2 ma che ha visto la resistenza delle Regioni e di una forte opinione pubblica contraria espressa da un’ampia partecipazione attraverso il risultato del referendum.
Concessioni petrolifere in Basilicata

I motivi che portano a questa scelta potrebbero essere diversi, probabilmente anche legati ai danni ambientali e sanitari creati e alle inchieste giudiziarie che stanno caratterizzando questo tipo di attività.

Ricordiamo inoltre che nel prossimo quadriennio (2017-2020) scadranno 130 concessioni per un controvalore di canoni pari a 230 milioni (ossia oltre l’80 per cento dei canoni complessivi registrati per l’anno 2015). In questo scenario, in cui le concessioni perdono di rilevanza rispetto al ruolo che rivestivano nella precedente Strategia, l’interesse da parte del Ministero dello Sviluppo Economico potrebbe essersi quanto meno ridotto, tanto da riconsiderarne la necessità del rinnovo.

Vedremo! Cosa certa è che anche i petrolieri si adegueranno al cambiamento del mondo.

Di fatto il petrolio diventa meno importante in una Strategia Nazionale poco ambiziosa ed inefficace che si
inserisce in un contesto globale.  La SEN conserva il modello di generazione centralizzato alimentato dalle importazioni di gas con nuove infrastrutture come il TAP. E’ troppo timida verso il cambiamento del sistema energetico con la costruzione di un modello decentrato, alimentato dalla produzione e l’autoconsumo di energia rinnovabile, con interventi di risparmio ed efficientamento energetico.

venerdì 23 giugno 2017

Governo è soddisfatto. Sale il PIL in Italia ma non per gli agricoltori a Sud

Leggere i dati è sempre un esercizio complesso.

Prendiamo gli ultimi del 2016 su PIL (Prodotto Interno Lordo) ed occupazione pubblicati recentemente dall' ISTAT. Segnalano un aumento nazionale del PIL dello 0,9% ed un incremento dell'occupazione pari
Foto Fragola Candonga
all'1,3%, in linea con il dato del mezzogiorno.

All'apparenza sembrerebbe tutto positivo. Ma quando ci immergiamo nel particolare, in quello che ci riguarda, in ciò che ci interessa, l'umore cambia. Focalizzando l'attenzione sulle cose a noi più vicine, sul luogo in cui viviamo e lavoriamo, e ci rendiamo subito conto che non è per niente tutt a post. L'agricoltura al Sud ha subito una fortissima contrazione dello sviluppo con un - 4,5%.

Un dato che dovrebbe far alzare un grido di giustizia da parte delle migliaia di aziende agricole che operano al sud. Un grido che risponda alla propaganda del Ministro Martina e ai tweet del Ministro De Vincenti, soddisfatto della "politica meridionalistica degli ultimi 1000 giorni da i suoi frutti". Si accontenta di poco o forse sapeva che nel 2015 il PIL dell'agricoltura nel Mezzogiorno è cresciuto di ben il 7,3%. Forse non è a conoscenza del drastico calo dei prezzi che ha colpito il settore dell'ortofrutta nel 2016.
Manifestazione per l'occupazione delle terre

Credo che Martina e De Vincenti dovrebbero dare risposte urgenti per spiegare questa inversione di tendenza nel settore agricolo del sud. Perché nonostante i loro annunci al sud l'agricoltura è sofferente?

Nei prossimi giorni in Senato incomincerà l'esame del DL Mezzogiorno. Auspichiamo che si dia il giusto spazio alle policy agricole e non si pensi sempre ai soliti noti.

L'agricoltura è un settore di estrema rilevanza nell'ambito dell'economia nazionale, nella gestione e nella tutela del territorio. Secondo i dati dell'Ires Basilicata/CGIL, nel 2016 il 50% degli occupati in agricoltura sono stati nel Mezzogiorno (395.701 gli occupati al sud rispetto ai 799,154 in Italia). In Basilicata l'agricoltura nel 2016 ha occupato 13.286 con 11 mila aziende ortofrutticole (25mila ettari) presenti nel territorio.

Un giacimento che nei prossimi giorni subirà un altra mazzata con la ratifica nel parlamento italiano del CETA (trattato di libero scambio tra il Canada e Unione Europea) attualmente rinviata. Un trattato che nei prossimi giorni, oltre all'opposizione del Movimento 5 Stelle, di SEL e della lega Nord, deve trovare la forte opposizione di tutti gli agricoltori che devono sentirsi realmente protagonisti della mobilitazione.

Maggiori informazioni sul CETA  clicca qui

domenica 18 giugno 2017

I prezzi dell’ortofrutta sono in caduta. Ma chi difende gli agricoltori in Basilicata?

Dai dati raccolti, emerge che in Italia la riduzione dei prezzi ortofrutticoli prosegue dal 2015.  
Le freccette rosse in figura sono i dati ISMEA (Istituto di servizi per il mercato agricolo
alimentare) che rappresentano un vero e proprio bollettino da guerra per le aziende agricole che producono frutta: al 2 giugno i prezzi medi all'origine della frutta rispetto a quelli dello scorso anno, per le albicocche hanno subito una variazione pari a un calo del 41,2 per cento, per le pesche pari a meno 36,9 per cento, per le ciliegie pari a meno 43,7 per cento, per le nettarine pari a meno 44,1 per cento. Ricordiamo che anche la campagna delle fragole non è andata meglio.

La riduzione dei prezzi ortofrutticoli colpisce anche il cuore della Regione Basilicata in cui sono presenti 11 mila aziende ortofrutticole (25mila ettari), in buona parte nate successivamente alla riforma agraria e motore di crescita e sviluppo economico dell’area del Metapontino. Sono un nutrito numero piccole imprese agricole  “fatte di frutta”, che producono  beni di qualità che vengono esportati nei mercati italiani e nel mondo. Un settore di elevato valore economico che alimenta la cultura rurale regionale.
Nonostante il problema sia fortemente sentito direttamente dalle numerose aziende agricole presenti in Basilicata la politica non ha dato risposte. Non si sentono le organizzazioni, i sindacati e i rappresentanti politici. Ma neanche i diretti interessati, che sono gli imprenditori agricoli. 


Seppur meno rilevante in termini economici ed occupazionale, il rischio della chiusura del comparto petrolifero in Basilicata (in seguito allo sversamento del petrolio del COVA – ENI), nel quale sono occupati solamente circa 2000 persone compreso l’indotto, nutre una maggiore attenzione rispetto alla crisi dei prezzi in agricoltura che se non verrà affrontata con urgenza rischia di colpire (non 2000) ma migliaia di piccole aziende ed accupati. 


Gli imprenditori agricoltori farebbero bene a mobilitarsi per chiedere e ricevere dai loro
Scanzano J.co 1960 - Sciopero di braccianti e assegnatari
rappresentanti la giusta attenzione cosi come viene riservata per gli altri settori.


Intanto in ambito parlamentare il problema è stato posto al Ministro dell’Agricoltura Martina da parte del Senatore del M5S Gianni Girotto attraverso la presentazione di un’interrogazione nella quale si chiede quali siano le cause che abbiano determinato la riduzione del prezzo di origine per numerosi prodotti del settore ortofrutticolo e quali interventi di competenza intendano intraprendere con urgenza per tutelare le aziende agricole dalla crisi che la riduzione del prezzo ha determinato.