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martedì 4 aprile 2017

Da Trump un attacco totale all’energia pulita




Pubblichiamo un articolo di Ryan Schleeter – Greenpeace USA, pubblicato su La Stampa

La Casa Bianca ha appena messo sul patibolo l’energia rinnovabile, il lavoro e il futuro della protezione del clima.
Lo scorso 28 marzo Donald Trump ha emesso uno dei suoi ordini esecutivi più dannosi per l’ambiente. E sempre in questi giorni ha dato un’accelerata alla costruzione degli oleodotti Keystone XL e Dakota Access. Inoltre Trump vorrebbe togliere fondi all’EPA, l’Environmental Protection Agency. Mosse, insomma, abbastanza indicative.

Con il suo ordine esecutivo, Trump ha dato istruzioni proprio all’EPA affinché annulli o riesamini alcuni dei più importanti provvedimenti in materia clima presi da Obama, come la limitazione delle emissioni di gas serra delle centrali elettriche, il blocco delle concessioni per miniere di carbone sul suolo pubblico e importanti misure di tutela per le comunità colpite dai cambiamenti climatici.
Tuttavia, nonostante tutti questi suoi sforzi a sostegno dell’industria delle fonti fossili, il massimo risultato che Trump può ottenere con queste sue politiche è ritardare l’inevitabile transizione già in atto verso l’energia pulita. Transizione che non può essere più fermata.

E mentre il Presidente statunitense decide questo, occorre ridurre al minimo i disastri che la sua amministrazione infliggerà al clima e alle comunità. È questo ciò di cui ci dobbiamo preoccupare.

SOVVENZIONI AL SETTORE DEL CARBONE
Durante il suo mandato, il Presidente Obama ha usato il potere esecutivo per compiere passi in avanti verso il graduale abbandono delle fonti fossili, in favore dell’energia pulita e delle rinnovabili. Il Clean Power Plan e la sospensione delle concessioni per le miniere di carbone sono stati due dei marchi più distintivi della sua eredità politica sul clima. Adesso però Trump sta cancellando entrambi i provvedimenti.

Il Clean Power Plan regolava le emissioni di CO2 provenienti dalle centrali elettriche statunitensi, predisponendo l’obiettivo di ridurle del 32 per cento entro il 2020, rispetto ai livelli del 2005. Nel frattempo, la sospensione delle concessioni di miniere di carbone aveva interrotto la vendita di suolo federale alle compagnie del settore, fino a che i piani estrattivi di carbone degli Stati Uniti non sarebbero stati rivisti tenendo conto degli impatti sul cambiamento climatico.

Con il tentativo di annullare entrambi i provvedimenti con un singolo ordine esecutivo, Trump sta mettendo perfettamente in chiaro come la sua amministrazione anteponga gli interessi dei giganti delle fonti fossili prima dei cittadini statunitensi. Ma siamo scettici sul reale successo di queste politiche, e lo sono anche i mercati globali di energia.

La rapida crescita dell’occupazione nel settore dell’energia pulita – insieme al declino economico dell’industria del carbone, nonostante i sussidi elargiti anche sotto l’amministrazione Obama – mostra come Trump stia andando contro la scienza e in direzione contraria ai trend economici. Le rinnovabili già oggi negli Stati Uniti stanno generando più posti di lavoro delle fonti fossili, e in più salvaguardano la nostra salute e il clima per le prossime generazioni.

I COSTI PER LE COMUNITÀ AMERICANE
L’ordine esecutivo di Trump non è solo miope, ma avrà anche impatti devastanti per le comunità a causa dei cambiamenti climatici e delle attività di ricerca ed estrazione di combustibili fossili.

La convinta negazione dei cambiamenti climatici da parte della nuova amministrazione sta privando gli statunitensi dell’aiuto di cui hanno disperatamente bisogno per proteggere se stessi dai terribili effetti dei cambiamenti climatici. Le comunità più vulnerabili non possono permettersi altri uragani come Katrina o Sandy (o Matthew, Ike, Andrew o Irene).

Elargendo sussidi al settore del carbone, Trump sta solo ritardando la transizione verso un’economia più pulita e sostenibile per i lavoratori colpiti dal fallimento di questa industria. Ripristinare le concessioni di miniere di carbone sul suolo pubblico non restituirà posti di lavoro nel settore (ampiamente meccanizzato), non garantirà vantaggi per i contribuenti, e non accelererà la transizione verso un’economia energetica pulita. Tutto questo porterà solo a un avvenire più doloroso per i Paesi che estraggono carbone e alimenterà la crisi climatica.

E come se non bastasse, Trump sta anche attaccando la stessa idea che il cambiamento climatico comporti dei costi (ricordate: è così). Insomma, sta dicendo alle agenzie federali di non assumersi responsabilità per i costi sociali del carbone, che potrebbero pesare sull’economia statunitense per miliardi di dollari.
Come stiamo combattendo questa battaglia

Come già successo con altri provvedimenti dell’amministrazione Trump, anche questo ordine esecutivo verrà molto probabilmente portato in tribunale. Considerati precedenti recenti (vedi il “Muslim ban”), possiamo sperare che questo attacco al clima e all’ambiente non regga. Ma se dovesse andare in porto, dobbiamo reagire.

E lo faremo anche il prossimo 29 aprile – centesimo giorno dell’amministrazione Trump – quando si terrà a Washington la People’s Climate March , una grande manifestazione per lavoro, giustizia e clima.

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