È notizia di questi giorni la sparatoria
ai danni di Kuki Gallmann, la donna che mi ha fatto sognare l’Africa.
Tra un viaggio della speranza in autobus, il rituale quotidiano di
pulizia dallo smog e il bisogno disperato di silenzio mi capita spesso
di pensare a lei, e non è retorica.
In queste ore il pensiero va non solo alle sue condizioni di salute, ma
anche alle denunce di violenze e pericolo che la stessa Gallmann aveva
fatto perché la situazione lì, in quel posto dove spesso sogno di
trasferirmi, è tragica. In Laikipia, la povertà e la ricchezza siedono
l’una accanto all’altra. Meno
di 50 individui possiedono il 45 per cento della terra di Laikipia, per
lo più allevatori della fauna selvatica. Pastori affamati e assetati
sono stati cacciati dalle loro terre per mancanza di pascoli e acqua.
E si sa che dove c’è carenza di risorse si generano disperazione e violenza.
E si sa che dove c’è carenza di risorse si generano disperazione e violenza.
E siamo alle solite, accecati dalle nostre miserie quotidiane e dalla
necessità di dominare il mondo, non ci rendiamo che buona parte della
popolazione mondiale è allo stremo.
La lista dei conflitti per l’acqua è in crescita in zone dove risorse
come l’acqua sono diventate il bene più prezioso e la gestione e
l’accesso sono controllate con le armi.
Probabilmente non andrò mai a vivere in
Africa, ma cerco di vederla in ogni cosa: negli occhi dei migranti,
nell’acqua che bevo, nel cibo che mangio…così quei conflitti diventano
anche un mio problema (da risolvere).
Pubblicato da Mariagiovanna Laurenzana - Blog Econormiamoci
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