"Istruitevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra intelligenza. Agitatevi, perché avremo bisogno di tutto il nostro entusiasmo. Organizzatevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra forza" di A. Gramsci.

giovedì 2 marzo 2017

Mobilitiamoci per chiudere i pozzi. Decontaminiamo la Basilicata dal Petrolio.



In una sola settimana, la mobilitazione lanciata da ScanZiamo le Scorie ha superato le 1650 firme che chiedono alla Regione Basilicata di aprire una moratoria sulle attività estrattive in Basilicata.  

Il risultato, seppur positivo, non deve far allentare l’impegno verso una iniziativa che dobbiamo continuare a sostenere per dare un reale contributo alla decontaminazione della Basilicata dal petrolio. Per questo ti chiediamo un ulteriore sforzo. Dobbiamo essere numerosi. Aiutaci nella mobilitazione e diffondi l’appello per raccogliere altre firme.

In seguito all’allarme sul Pertusillo abbiamo avuto modo di venire a conoscenza dell’esistenza di alcune contaminazioni che vanno subito rimosse e  bonificate, prima che possano estendersi con aggravamento dei danni.

Ma andiamo per ordine. La prima è stata denunciata a pochi km di distanza dal bacino, in un'area di 181.850 metri quadrati, in cui è ubicato il centro di raccolta e trattamento denominato "Centro Oli Val D'Agri" (COVA), in cui sono allacciati 21 pozzi in produzione e 12 pozzi produttivi non eroganti. Secondo l'articolo dal titolo pubblicato dal quotidiano "La Nuova del Sud" il 26 febbraio 2017, dai documenti sulle campagne di indagini avviate dall'ENI il terreno dentro e intorno al COVA si presenta in
Centro Oli Val d'Agri
più punti impregnato di greggio. Su 7 dei 20 sondaggi realizzati infatti è stata riscontrata una contaminazione da idrocarburi fino ad 11 metri di profondità. Il terreno è impregnato della sostanza uscita dal serbatoio di stoccaggio, in cui non è stato realizzato il doppio fondo della cisterna come indicato dalle prescrizioni dell’Aia (Autorizzazione Integrata Ambientale) concessa dalla Regione Basilicata all’Eni nel 2011 per il Cova di Viggiano (PZ) relativo al “Piano antinquinamento sversamento di idrocarburi”, dove il greggio sosta prima di essere inviato alla raffineria di Taranto.

La seconda riguarda il Comune di Montemurro (PZ) in cui si teme per un presunto inquinamento del suolo e delle acque. Secondo la "Gazzetta della Val d’Agri",  il sindaco di Montemurro, ha denunciato la presenza di idrocarburi nelle zone circostanti il pozzo Costa Molina 3, pozzo di estrazione poi risultato sterile e chiuso minerariamente nel 1988.  L’inquinamento del terreno sarebbe confermato dalla stessa Eni ma le operazioni di bonifica non sono state ancora avviate.

La terza è desumibile dall’ordinanza n. 23 del 22.2.2017 del Comune di Marsico Nuovo (PZ), che ha posto il divieto d'uso della risorsa idrica delle acque sotterranee nel punto di campionamento PZA. Ciò è avvenuto a seguito delle attività di monitoraggio sulla perforazione del "Pozzo Pergola 1" da parte di ARPA Basilicata con nota n. 551/2017 che ha comunicato che sulle componenti acque sotterranee e di sorgente, in seguito alle analisi da loro effettuate, hanno riscontrato il supermento dei valori di concentrazione soglia di contaminazione (CSC), per i parametri di ferro e magnesio, rispetto ai limiti previsti per la normativa vigente.

Un elenco completo, che mostra una situazione più chiara, anche dei pozzi sui quali si è già intervenuto con attività di bonifica, può essere estrapolato dal Piano regionale di gestione dei rifiuti (PRGR) del gennaio 2016, nella parte V, quella dedicata al Piano di bonificadei siti inquinati.

La descrizione della situazione non permette distrazioni verso gli effetti che la causa potrebbe produrre. Più tosto deve richiamare la nostra attenzione affinché con urgenza si proceda ad intraprendere gli  interventi per la bonifica e la rimozione di ogni forma di contaminazione, a chiedere maggiori controlli e un monitoraggio continuo sulle attività estrattive.

Leggi  "In Basilicata vorrebbero darcela a bere con il petrolio"

Nessun commento: