In una sola settimana, la mobilitazione lanciata da ScanZiamo le Scorie ha superato le 1650 firme che chiedono alla
Regione Basilicata di aprire una moratoria sulle attività estrattive in
Basilicata.
Il risultato, seppur positivo, non deve far allentare
l’impegno verso una iniziativa che dobbiamo continuare a sostenere per dare un
reale contributo alla decontaminazione della Basilicata dal petrolio. Per
questo ti chiediamo un ulteriore sforzo. Dobbiamo essere numerosi. Aiutaci
nella mobilitazione e diffondi l’appello per raccogliere altre firme.
In seguito all’allarme sul Pertusillo abbiamo avuto
modo di venire a conoscenza dell’esistenza di alcune contaminazioni che vanno
subito rimosse e bonificate, prima che
possano estendersi con aggravamento dei danni.
Ma andiamo per ordine. La prima è stata denunciata a
pochi km di distanza dal bacino, in un'area di 181.850 metri quadrati, in cui è
ubicato il centro di raccolta e trattamento denominato "Centro Oli Val
D'Agri" (COVA), in cui sono allacciati 21 pozzi in produzione e 12 pozzi
produttivi non eroganti. Secondo l'articolo dal titolo pubblicato dal
quotidiano "La Nuova del Sud" il 26 febbraio 2017, dai documenti
sulle campagne di indagini avviate dall'ENI il terreno dentro e intorno al COVA
si presenta in
più punti impregnato di greggio. Su 7 dei 20 sondaggi realizzati
infatti è stata riscontrata una contaminazione da idrocarburi fino ad 11 metri
di profondità. Il terreno è impregnato della sostanza uscita dal serbatoio di
stoccaggio, in cui non è stato realizzato il doppio fondo della cisterna come
indicato dalle prescrizioni dell’Aia (Autorizzazione Integrata Ambientale)
concessa dalla Regione Basilicata all’Eni nel 2011 per il Cova di Viggiano (PZ)
relativo al “Piano antinquinamento sversamento di idrocarburi”, dove il greggio
sosta prima di essere inviato alla raffineria di Taranto.
Centro Oli Val d'Agri |
La seconda riguarda il Comune di Montemurro (PZ) in
cui si teme per un presunto inquinamento del suolo e delle acque. Secondo la
"Gazzetta della Val d’Agri", il sindaco di
Montemurro, ha denunciato la presenza di
idrocarburi nelle zone circostanti il pozzo Costa Molina 3, pozzo di
estrazione poi risultato sterile e chiuso minerariamente nel 1988. L’inquinamento
del terreno sarebbe confermato dalla stessa Eni ma le operazioni di bonifica
non sono state ancora avviate.
La terza è desumibile dall’ordinanza n. 23 del
22.2.2017 del Comune di Marsico Nuovo (PZ), che ha posto il divieto d'uso della
risorsa idrica delle acque sotterranee nel punto di campionamento PZA. Ciò è
avvenuto a seguito delle attività di monitoraggio sulla perforazione del
"Pozzo Pergola 1" da parte di ARPA Basilicata con nota n. 551/2017
che ha comunicato che sulle componenti acque sotterranee e di sorgente, in
seguito alle analisi da loro effettuate, hanno riscontrato il supermento dei
valori di concentrazione soglia di contaminazione (CSC), per i parametri di
ferro e magnesio, rispetto ai limiti previsti per la normativa vigente.
Un elenco completo, che mostra una situazione più
chiara, anche dei pozzi sui quali si è già intervenuto con attività di
bonifica, può essere estrapolato dal Piano regionale di gestione dei rifiuti (PRGR) del gennaio 2016, nella parte V, quella dedicata al Piano di bonificadei siti inquinati.
La descrizione della situazione non
permette distrazioni verso gli effetti che la causa potrebbe produrre. Più tosto
deve richiamare la nostra attenzione affinché
con urgenza si proceda ad intraprendere gli interventi per la bonifica e la rimozione di
ogni forma di contaminazione, a chiedere
maggiori controlli e un monitoraggio continuo sulle attività estrattive.
Leggi "In Basilicata vorrebbero darcela a bere con il petrolio"
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