Leggevo
la notizia sulla rivista Staffetta Quotidiana e non mi sembrava vera.
Al fine di superare gli ostacoli di Taranto, pur di incominciare la produzione di
petrolio la Total
ha deciso di cambiare strada, nel vero senso della parola. Il
polo logistico Raffineria di Roma di Pantano dovrebbe ricevere via autobotte il
greggio prodotto dalla Total a Tempa Rossa, in Basilicata, per poi esportarlo
via mare. Almeno, questo è quello che si apprende leggendo il progetto presentatolo scorso primo agosto al Ministero dell'Ambiente dalla Raffineria di Roma Spa,
la società controllata da TotalErg, titolare del deposito di Pantano di Grano
che ha chiesto l'esclusione dalla Via.
Percorso oleodotto Tempa Rossa - Taranto |
Le
modifiche richieste, riguardano essenzialmente la realizzazione di un nuovo
ponte di scarico per la ricezione dei mezzi che trasporteranno il grezzo dal
centro olii di Corleto di Perticara (PZ), per un massimo giornaliero di 170
autobotti/isocontainer aventi capacità di 30 mc, che saranno caricati fino ad
un massimo di 27 m. Lo stoccaggio sarà costituito da due serbatoi esistenti
presso il deposito, che saranno sottoposti agli interventi di adeguamento
necessari. Il prodotto sarà trasferito attraverso le pipeline e sealine
esistenti alle piattaforme di carico nave poste a largo di Fiumicino, per la
successiva esportazione. Inoltre, sarà installata una nuova caldaia della
potenza termica di 5,9 MW, che produrrà il vapore necessario alla
implementazione del progetto (mantenimento della temperatura operativa
necessaria a garantire le condizioni di fluidità del grezzo).
Il
progetto prevede la possibilità di garantire il transito settimanale di circa
22.950 mc di greggio provenienti dal centro trattamento olii di Corleto, dove
affluirà il greggio estratto a Tempa Rossa, per un totale di circa 1.100.000 mc
di greggio all'anno.
Un
assurdo unico che dovrebbe far sollevare l’opposizione di tutto il centro
meridione. In Basilicata abbiamo avuto già gravi incidenti che hanno messo a
rischio l’ambiente, in particolare i corsi d’acqua. Un motivo in più per sostenere
la petizione online sulla chiusura dei pozzi di petrolio in Basilicata che attualmente
ha già raggiunto le oltre 5000 firme anche se lanciata solo pochi mesi fa dall’Associazione
ScanZiamo le Scorie.
Sul
progetto è aperta fino al 18 settembre la consultazione pubblica per la quale è
possibile di inviare osservazioni al ministero dell'Ambiente.
Nessun commento:
Posta un commento