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giovedì 21 febbraio 2013

Nucleare, il problema dei rifiuti non può essere dimenticato nella pancia della terra

Mentre in Inghilterra la procedura per realizzare un deposito sotterraneo viene sospesa in Italia si attende l'imposizione di una scelta. Un'analisi di Pasquale Stigliani

 

Successivamente al famigerato decreto “Scanzano” (v. Staffetta 02/07/10), il legislatore nazionale ha individuato nel D.lgs. n. 31/10 la disciplina per la localizzazione e la realizzazione del deposito nazionale destinato allo smaltimento dei rifiuti radioattivi a bassa e media attività e al solo immagazzinamento, a titolo provvisorio di lunga durata, dei rifiuti ad alta attività e del combustibile irraggiato. L'indicazione, osserva la Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti nella relazione sulla gestione dei rifiuti radioattivi in Italia approvata nella seduta del 18 dicembre 2012, è chiara in merito alla scelta della soluzione temporanea di lungo termine per i rifiuti di terza categoria e del combustibile nucleare irraggiato, mentre non è altrettanto esplicita per quanto attiene al tipo di deposito – di superficie o geologico – per i rifiuti di seconda categoria. Tuttavia, secondo la Commissione, diversi elementi rinvenibili nel decreto portano a concludere che il legislatore abbia fatto implicito riferimento a un deposito di superficie.
In merito al destino finale dei rifiuti ad alta attività, al termine della fase di immagazzinamento provvisorio di lunga durata, la Commissione precisa riportando la dichiarazione del Ministro Passera nella audizione del 7 marzo 2012 in cui si esprime piena fiducia che, anche in considerazione dei limitati volumi di tali rifiuti, si possa giungere ad una soluzione regionale europea: viste le esigue quantità detenute, si guarda con interesse alla realizzazione di un sito di stoccaggio europeo intensificando le forme di cooperazione tra i Paesi interessati alla gestione condivisa di questi rifiuti. Il Ministro precisa che a tal fine è stato costituito un working group multinazionale per valutare la fattibilità della costituzione di un'organizzazione europea senza fini di lucro per lo sviluppo del deposito. Questa organizzazione dovrebbe chiamarsi ERDO (European repository development organisation) e dovrebbe portare alla realizzazione di uno o più depositi geologici condivisi in Europa.
Quinti, le criticità della gestione dei rifiuti nucleari vorrebbero ad essere risolte all'interno di un percorso europeo indicato dalla direttiva 70/2011/Euratom con la realizzazione di uno o più depositi geologici. I paesi europei dovranno sottoporre i loro primi programmi nazionali alla Commissione entro il 23 agosto 2015 indicando i tempi per la costruzione e le modalità di finanziamento dei depositi finali.
Va segnalato che l'esperienza internazionale rispetto alla realizzazione dei depositi geologici non ha prodotto risultati. Da decenni è indagata la fattibilità del deposito geologico di profondità in argille, granito o sale, dove richiudere “per sempre” tali scorie. Questa scelta, seguita da Francia, Finlandia, Germania, Svezia, Inghilterra è tuttavia oggetto di un ampio dibattito, essendo in discussione la sua pratica fattibilità, la sicurezza e la sostenibilità economica. Ad oggi, sono stati realizzati vari laboratori sotterranei sperimentali e di ricerca, ma nei pochi depositi geologici operativi sono stati riscontrati problemi, come nel sito tedesco di Morsleben, miniera di sale che sta ora strutturalmente cedendo, dimostrando l'inaffidabilità delle rocce saline, e nel deposito del Monte Yucca negli USA (ritenuto oggi insicuro, costato 10 miliardi di dollari). Anche i francesi, alle prese con il progetto del sito sotterraneo nel Meuse, si cautelano definendolo “sperimentale”.
Dall'Inghilterra in questi giorni giunge la notizia che il Cumbria County Council, l'amministrazione del territorio in cui sorge anche la centrale nucleare di Sellafield, dopo quattro anni di discussione e accordi ha bocciato lo stage four di esplorazione del sito, una fase necessaria per la realizzazione di un deposito sotterraneo profondo. Per il leader del Cumbria County Council, Eddie Martin, “non è il posto geologicamente migliore nel Regno Unito e gli sforzi del Governo devono concentrarsi sullo smaltimento sotterraneo delle scorie nel posto più sicuro, non nel più facile. La Cumbria ha un paesaggio unico e di fama mondiale, che ha bisogno di essere amato e protetto.” Ciò che emerge di interessante non è la passione del leader in difesa della bellezza del territorio ma la procedura adottata dal legislatore nazionale per l'individuazione del sito. La scelta si basa sulla volontà delle comunità locali di accettare di ospitarlo, ma è previsto anche il diritto di tornare indietro dal processo amministrativo di decisione in qualsiasi momento. Un principio copiato alla base di programmi di successo per la realizzazione dei depositi nucleari in Finlandia e Svezia. Innanzi all'ostruzione, il Dipartimento dell'energia e dei cambiamenti climatici è convinto che il processo sarà portato a termine intraprendendo “un rinnovato slancio per entrare in contatto con altre comunità che possono essere interessate e in grado di ospitare un sito di smaltimento”. Il caso inglese, terra della Magna Charta Libertatum, è l'esempio di uno stato civile che affronta in modo costruttivo il problema garantendo i diritti di partecipazione e di informazione dei cittadini nelle scelte che li coinvolgono.
L'esperienza anglosassone è molto diversa dalla procedura individuata in Italia.
Infatti, già nella II fase della procedura per la localizzazione e l'autorizzazione del deposito nazionale – Intesa sulle aree idonee, se non ci sarà una manifestazione di interesse da parte delle Regioni ad ospitare il deposito in una delle aree del proprio territorio preventivamente individuate dalla SOGIN quali aree idonee alla localizzazione, nel rispetto dei criteri indicati dall'ISPRA, quale ente di controllo, il decreto dispone l'eventuale raggiro dell'opposizione delle Regioni e dei Comuni con l'imposizione della scelta da parte di altri poteri istituzionali. Una impostazione tutta italiana che nasce nella culla della Magna Grecia ma mina i diritti fondamentali dei cittadini con il rischio di sollevare conflitti istituzionali e sociali senza alcuna risoluzione del problema.
In allegato è disponibile la relazione finale della commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti.
© Riproduzione riservata da Staffetta Quotidiana

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