"Istruitevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra intelligenza. Agitatevi, perché avremo bisogno di tutto il nostro entusiasmo. Organizzatevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra forza" di A. Gramsci.

lunedì 10 febbraio 2025

L'insostenibile bluff del nucleare

Articolo pubblicato dalla rivista online ITALIA LIBERA.
Dopo i numerosi annunci, il Ministro per la sicurezza energetica del Paese Pichetto Fratin ha presentato lo schema di disegno di legge contenente la delega al Governo in materia di energia nucleare sostenibile. Ora rimane l’intrepida attesa che gli uffici degli affari giuridici di palazzo Chigi svolgano l’esame istruttivo affinchè possa essere adottato dal Consiglio dei Ministri ed inviato al Parlamento. Lo schema proposto è un libro di narrativa, una sorta di delega in bianco alla Premier Meloni che ha il compito non facile di entrare nei dettagli e nelle pieghe della regolazione. Le sei paginette del disegno di legge e la relazione illustrativa si leggono in modo semplice, scorrevole, essendo prive di riferimenti normativi in materia, a parte il richiamo alla direttiva 2011/70 Euratom, sulla quale pende una procedura di infrazione comunitaria sull’Italia per la gestione impropria dei rifiuti radioattivi. Per comprendere quanta disinformazione e propaganda ci sia intorno alla proposta del Ministro è sufficiente leggere solo il primo comma del testo legislativo nel quale viene descritta la finalità della delega che vuol conseguire la “sicurezza e l’indipendenza energetica del Paese e del contenimento dei costi dei consumi energetici”. Finalità che palesemente non potranno mai esser raggiunte in quanto insostenibili, che caratterizzano l’articolato come un vero e proprio bluff sul nucleare. Siamo tutti informati che dovremmo eventualmente importare da altri Paesi completamente il combustibile nucleare necessario per alimentare le centrali nucleari cosi come siamo consapevoli che la gran parte dei fornitori ruota intorno alla costellazione sovietica e cinese. Rispetto al contenimento dei costi delle bollette è utile rammentare che Edison, Ansaldo Nucleare e TEHA Group, in un report pubblicato a settembre 2024, prevedono che con 20 SMR, la tecnologia che intendono impiegare per rilanciare la produzione di energia nucleare in Italia, potrà essere prodotta elettricità ad un costo tra 90 e 110 €/MWh, affermando che questo li renderebbe competitivi rispetto al fotovoltaico con storage. Un’affermazione facilmente contestabile per GB Zorzoli, storico esperto di energia, secondo cui la previsione di costo è forzata perché assume, per il nucleare, un capacity factor al 95%, cioè 8.322 ore di funzionamento a piena potenza in un anno, mentre solitamente per le centrali nucleari si assume un fattore di capacità dell’80%, cioè circa 7.000 ore. In particolare, diversamente da quanto si afferma nel report, dalle analisi sugli LCOE del Fraunhofer Institute viene illustrato che il fotovoltaico con batteria, cioè con produzione programmabile, oggi costa già meno del nucleare convenzionale e anche di quel che potrebbero costare, forse, soluzioni come gli SMR un domani. Prendendo per buono l’LCOE previsto da TEHA per i piccoli reattori futuri, cioè come sopra indicato tra i 90 e i 110 €/MWh, e confrontandolo con le analisi del Fraunhofer Institute, ci risulta che il fotovoltaico con batterie, in grandi impianti a terra, già nella prima metà del 2024 ha un LCOE tra 60 e 108 €/MWh, più conveniente degli SMR. Le stime dell’Istituto modellate sulla Germania migliorerebbero se parametrate sull’Italia, considerato che abbiamo il 20-30% di radiazione solare in più. Teniamo conto inoltre che le aste tenute dal Gestore dei Servizi Energetici a fine ottobre per impianti fotovoltaici ed eolici sopra il MWh hanno riconosciuto al soggetto responsabile del progetto un prezzo di circa 67 euro al MWh. Rispetto a questi numeri come possiamo definire sostenibile il nucleare? Chi pagherà la sostenibilità economica del nucleare? L’insostenibilità dell’impiego della tecnologia nucleare sul territorio nazionale è rafforzata anche per le cose che non sono state scritte nel disegno di legge. Non si tiene in alcun modo conto dell’importanza della trasparenza e della partecipazione nel processo decisionale dei territori coinvolti. Forse pensano di imporre la scelta di costruire sul territorio centrali con al loro fianco depositi di scorie nucleari attraverso procedure autorizzative centralizzate, ignorando il potere delle autonomie locali garantito dalla Costituzione e forse anche con l’uso della forza. Sarebbe un’ipotesi scellerata, che trova già diversi ostacoli sui territori, e sulla quale inciampò anche il Governo Berlusconi nel 2003, che fu costretto dalla civile protesta di Scanzano a dover cambiare idea sull’individuazione del deposito geologico di scorie nucleari. Lo schema di legge proposto non tiene presente che la volontà di installare centrali nucleari nel territorio nazionale, nonostante sia sostenuta da una massiccia campagna di propaganda sull’opinione pubblica, da diverse iniziative parlamentari e dal governo, riscontra l’opposizione bipartisan delle forze politiche: si è già espresso contro il Comune di Latina, feudo del centro-destra; in Veneto, invece, il dibattito emerso per realizzare una centrale a Mestre, in prossimità di Venezia, vede la contrarietà del Presidente della Regione Luca Zaia. Il Governo farebbe un grave errore se escludesse dal processo decisionale la popolazione territoriale e le sue Istituzioni rappresentanti, essendo loro per vicinanza a fare i conti con i problemi di sicurezza e l’insostenibilità ambientale che ancora questa tecnologia non ha risolto. Se questa fosse la scelta del Governo, si potrebbe manifestare, oltre alla campagna referendaria, anche l’emergere di conflitti sociali sui territori più o meno latenti, sostenuti da compagini politiche diversificate che pongono al centro giustamente l’interesse territoriale, cosi come accadde a Scanzano. Vedremo nei prossimi giorni come e se il testo sarà modificato per essere inviato al Parlamento, impegnato alla Camera dei deputati in commissione industria con l’indagine conoscitiva ancora in corso. La riflessione esposta ricade in un momento storico caratterizzato da un nuovo aumento dei livelli di prezzo delle bollette dell’energia. In questo contesto genera un certo scalpore l’approccio propagandistico assunto da alcune corporazioni storiche come quella di Confindustria che addirittura pensa di costruire una centrale nucleare in ogni sito industriale. Un approccio da tifoso che non rende costruttivo il dibattito per nessuno, oltretutto su una tecnologica che attualmente non esiste in commercio. Il percorso è ancora lungo. Per gli ottimisti dell’Associazione Italiana Nucleare dobbiamo aspettare ancora 10 anni per il ritorno del nucleare nel nostro Paese. Intanto, oggi mentre scriviamo, le bollette continuano ad aumentare. Per milioni di cittadini ed imprese il costo del gas è ancora sopra 52 euro al MWh (circa il triplo per i consumi elettrici), nel silenzio generale della maggioranza e del Governo che perseverano nel non dare alcuna soluzione.