"Istruitevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra intelligenza. Agitatevi, perché avremo bisogno di tutto il nostro entusiasmo. Organizzatevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra forza" di A. Gramsci.
sabato 1 marzo 2025
Un’altra toppa di Meloni sul caro energia: come mettere l’ennesimo cerotto su una gamba di legno
Articolo pubblicato dalla rivista online ITALIA LIBERA.
Superate le incomprensioni tra la Premier Meloni ed il Ministro delle Finanze Giorgetti, il governo ha voluto rimettere, con un decreto legge, una nuova toppa sulle bollette. Sono stati annunciati interventi per oltre 3,5 miliardi di euro, di cui 1,6 mld per rafforzare il sostegno del bonus sociale di 3 mesi per le famiglie, 1,4 mld per esentare le imprese dagli oneri e 600 milioni per le grandi industrie energivore. Le risorse per la copertura saranno recuperate nuovamente dalla collettività visto che non viene inserita una tassazione sulle rendite e gli extraprofitti degli operatori del mercato dell’energia fossile.
Le poche misure attivate non sono state accompagnate dagli interventi strutturali necessari per ridurre il prezzo dell’energia. Per tali ragioni, possiamo ritenere l’iniziativa di scarsa efficacia visto che non si interviene sulle cause reali che sono presenti nella decisione espressa del governo di promuovere l’impiego del gas nel sistema energetico del Paese, con la volontà addirittura di realizzare un hub nel territorio nazionale. Da inizio legislatura infatti, in nome del “corruttore incorruttibile” Enrico Mattei, la Premier e i suoi ministri hanno approvato misure per aumentare la produzione nazionale di gas senza risultati e concluso accordi con numerosi Paesi con l’idea di stoccare il gas sul territorio italiano e successivamente rifornirlo ad altri Paesi europei.
Un progetto che molto probabilmente non vedrà mai luce, ma che viene promosso nella piena consapevolezza che proprio nel mercato del gas vengono permesse le speculazioni che arricchiscono con rendite inframarginali gli operatori nel mercato dell’energia, facendo così aumentare i prezzi della bolletta pagati dai consumatori più deboli.
Non è un caso che tra il 2021 e il 2023 gli operatori del settore hanno incassato utili per circa 19 miliardi all’anno, ciò significa un più 175% rispetto all’anno pre-pandemico. A questi dovremmo aggiungere i lauti risultati delle utility. Dal bilancio approvato dall’ENI in questi giorni è stato riconosciuto un utile netto per la compagnia di idrocarburi pari a 5,3 miliardi di euro.
Se da un lato c’è chi guadagna lautamente dall’altra parte c’è chi paga. Per l’Autorità per l’energia nel primo trimestre del 2025 la bolletta elettrica per i vulnerabili aumenterà del 18,2 per cento, mentre il valore della materia prima del gas nel servizio di tutela della vulnerabilità dall’ottobre del 2024 è incrementato del 12,4 per cento. L’Associazione Federconsumatori stima aumenti nel 2025 per circa 1.000 euro in più a famiglia. Per le imprese Nomisma ha calcolato per il 2025 una crescita del costo dell’elettricità del 15 per cento e per il gas del 14 per cento.
Anche le cause intrinseche di tale nuovo aumento iniziato dalla primavera del 2024, come quelli precedenti, derivano dalla struttura del sistema energetico europeo e dalla relativa dipendenza dal gas, per cui l’Europa e l’Italia, pur disponendo di un sistema di infrastrutture di importazione diversificato, non sono riuscite a sottrarsi alle dinamiche globali, non dominabili, degli aumenti di prezzo.
I costi dell’energia nel mercato del giorno prima (Mgp), ossia dove i produttori, i grossisti e i clienti finali possono vendere o acquistare energia elettrica per il giorno successivo, da fine dicembre ad oggi hanno avuto una media del Prezzo unico nazionale di 150 euro a megawattora rispetto ai 38,92 del 2020, mentre il prezzo medio del gas sul mercato infragiornaliero si aggira intorno i 50 euro a Megawattora, rispetto agli 11,4 del 2021. In solo 4 anni il prezzo dell’energia è più che triplicato. Un differenziale che non solo contribuisce al calo della produzione industriale ma alimenta l’insicurezza sociale nel Paese con famiglie e imprese sempre più soffocate. Fortunatamente i livelli di domanda nazionale per il gas sono diminuiti del 19% dal 2021 al 2024 altrimenti gli effetti sui prezzi potevano essere ben più alti e pericolosi.
Tali oscillazioni sono legate al prezzo del gas, che rimane il principale fattore nella formazione del prezzo dell'elettricità a causa del cd meccanismo del system marginal pricing. In Italia il gas naturale, nonostante rappresenti circa il 40% del mix nella generazione energetica, stabilisce il prezzo dell’elettricità nel 90% delle ore (in Europa il gas copre il 20% della produzione e determina il prezzo per il 63% delle ore). Il nostro Paese è al primo posto della classifica europea per numero di ore in cui è il gas a fissare il prezzo e conseguentemente rimane tra i primi posti nel podio di chi paga l’energia più cara in Europa.
Il governo in questi anni per far fronte a tali aspetti ha sostenuto politiche che hanno tenuto al centro il gas con conseguenze che ora paga tutto il Paese. Ha rafforzato la dipendenza energetica dal gas e verso i suoi produttori rendendo più insicuro il Paese.
Dall’altra ha sfavorito tutte le azioni e le misure che avrebbero potuto ridurne i suoi consumi. Con il decreto legge Agricoltura, il decreto sulle Aree idonee e il testo unico delle rinnovabili stanno ostacolando le autorizzazioni per la costruzione di nuovi impianti rinnovabili oltre a farne crescere i costi per lo sviluppo. Il pieno disinteresse della maggioranza per questo settore è confermato anche dalla procedura di infrazione della Commissione europea sulla direttiva rinnovabili (REDIII) confermata la settimana scorsa. Le aspettative tra gli operatori delle rinnovabili non sono brillanti. I risultati della gestione del governo Meloni sono già visibili: siamo passati dai 760 MW installati a dicembre ai 420 MW installati a gennaio. Ricordiamo che ogni 4 GW di rinnovabili immessi nel sistema energetico eliminano 1 mld di metri cubi di gas. Solo raggiungendo gli 8/9 GW di rinnovabili individuati dagli obbiettivi europei al 2030 sul clima e l’energia si potrebbero ridurre circa 10 mld di metri cubi di gas, con un enorme beneficio economico per tutto il sistema Paese.
Il governo ha anche bloccato gli investimenti per ridurre i consumi di energia, in particolare il sostegno per la riqualificazione energetica degli edifici. Con la scusa che è tutta colpa del superbonus, paradossalmente, ha smantellato le misure che hanno sostenuto l’economia anche in periodi di forte crisi. Ricordiamo che solo per gli edifici pubblici spendiamo per i consumi di energia circa 50 mld anno di bolletta. Consumi che potrebbero essere ridotti velocemente del 30% con un piano di riqualificazione energetica degli edifici pubblici, creando lavoro e molto altro, non solo risparmi in bolletta.
Tra gli altri aspetti è importante rilevare che il governo non ha saputo cogliere neanche le opportunità contenute nel PNRR per la riduzione dei consumi di famiglie e imprese. Ormai, quasi certamente, non si riuscirà ad impiegare i 7.5 mld per la misura transizione 5.0 e 2.2 mld per la creazione di comunità energetiche rinnovabili. Attualmente non è stato speso nemmeno il 10% delle misure che sono in fase di scadenza nei prossimi mesi. Un vero peccato se pensiamo che l’ultimo provvedimento è intorno ai 3 mld e se consideriamo i racconti delle periferie in cui le famiglie devono rinunciare a riscaldarsi e le attività produttive ad abbassare le serrande.
Per concludere possiamo affermare che la scelta del governo di contrastare a tutti i costi gli obbiettivi europei sul clima e le politiche di decarbonizzazione è la principale causa del caro energia ma è anche la principale causa delle rendite degli operatori che governano questo sistema energetico dominato dal gas.
Se non si porranno velocemente soluzioni strutturali alle difficolta degli utenti la sicurezza sociale del Paese correrà pericoli molto più gravi rispetto a quelli propagandati dei rave party, dei muri imbrattati dai ragazzi di Ultima Generazione o dal fenomeno dell’immigrazione che la Premier diceva di risolvere banalmente con il “blocco navale”.
Giorgia ci faccia capire da quale parte vuol mettere il governo, trovi soluzioni strutturali per garantire la sicurezza del Paese ed eviti di sostenere tecnologie nucleari insostenibili e ancora non commerciali. Ci dica se vuol continuare a garantire le rendite e i profitti dei pochi.
Spinga sull’innovazione eliminando gli ostacoli alla produzione di energia rinnovabile e facilitando la realizzazione di interventi per la riduzione dei consumi energetici. Solo in tal modo potrà aspirare a rendere la nostra Nazione autonoma energeticamente e indipendente politicamente e realizzare concretamente il grande sogno di Enrico Mattei, che non si è mai messo alla corte dello zio Sam.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento