"Istruitevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra intelligenza. Agitatevi, perché avremo bisogno di tutto il nostro entusiasmo. Organizzatevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra forza" di A. Gramsci.

sabato 12 gennaio 2013

SCANZANO: SIAMO TUTTI UGUALI, FIGLI DI ASSEGNATARI DELLA STESSA RIFORMA

(Casa colonica degli assegnatari)


E’ stata una lettura appassionata, interessante e coinvolgente, dai molteplici spunti che mi ha portato a riflettere sulla origine della mia terra, della mia Comunità e non solo. Il libro Politica e politiche – Etnografia di un paese di riforma: Scanzano Jonico, da poco pubblicato è una ampia ricerca sulla “politica” e i processi che ne hanno forgiato la sua struttura in un territorio novello, come quello di Scanzano costituito con legge regionale n. 12 del 1974 è formato dalla Riforma Agraria.
L’Autrice Maria Minicucci, Professore di Etnologia delle culture Mediterranee presso la “Sapienza” di Università di Roma, senza nascondere il sapore dell’accoglienza che ha ricevuto da Scanzano nel periodo della sua ricerca, ricostruisce attraverso numerose interviste e osservazioni da un punto di vista articolato e complesso ma esterno i ruoli e i personaggi che hanno contribuito alla vita “istituzionale” della comunità di Scanzano. Tantissime voci, accompagnate da molteplici riflessioni forse mai sufficienti per questo tipo di analisi, plasmano una visione che non vuole pretendere ragione ma aprire domande sui risultati ai quali si è giunti.
Il cammino della lettura è molto lungo perché tanti sono gli argomenti trattati, ma il centro del confronto rimane sempre quello: la “politica”. Come si forma, da dove ha inizio, il passaggio d’assegnatario a cittadino, con quali ruoli si costruisce la comunità di Scanzano e la politica che ha avuto il compito di guidarla.
Si parte dalle origini, quindi dalla Riforma Agraria, passando dalla costituzione di Scanzano in Comune fino a pochi anni fa’, seppur la ricerca è stata focalizzata in determinati periodi.
Tante le sollecitazioni, anche per uno come me che ha vissuto e vuole continuare a vivere nel suo paese, in particolare quando si parla delle cose reali indicate direttamente da chi come protagonista ha costruito quella esperienza.
Il quadro illustrato è quello di una molteplice diversità di cittadini che sotto l’effigie della riforma agraria hanno cercato di emergere socialmente dal loro stato in cerca di una nuova identità senza mai dimenticare la propria origine. L’elemento della crescita e dello sviluppo non è individuato nella burocrazia che la riforma aveva prodotto ma nel lavoro che i molti avevano dedicato nella coltivazione e nella produzione della loro terra. E proprio i sacrifici del lavoro, avvolte anche molto duro essendo ancora nel periodo in cui gli strumenti a disposizione (pensiamo all’asino a al cavallo per il trasporto) erano lontani dalla meccanizzazione che giungerà negli anni avvenire, costituisce il collante degli assegnatari prima dei cittadini dopo, alla loro nuova origine racchiusa prevalentemente intorno al loro podere. Un elemento che si percepirà soprattutto nella civile protesta del 2003, contro il deposito di scorie nucleari che voleva essere ubicato dal Governo Berlusconi, quando i cittadini di Scanzano ma non solo, si sollevarono in difesa della loro terra, del loro lavoro, dei sacrifici che gli hanno permesso di emergere socialmente rispetto ad una scala sociale di origine che occupava gli ultimi gradini. Un momento “politico intenso”, forse secondo solamente alle lotte contadine, le stesse che hanno reso possibile la riforma e quando di bello oggi noi godiamo e possiamo raccontare.
Gli spunti di discussione del libro, ripeto, sono molteplici. Per non stancare la lettura dai piaceri che si potrebbero conoscere per chi come me si immergerà nella lettura, mi soffermerò per concludere questa  mia breve ma sentita considerazione sulla parte centrale, la “politica”.
Per affrontare un giudizio più pragmatico sarebbe necessario storicizzare il concetto che matura man mano che il paese consolida le sue relazioni: da una prima pratica legata alla riforma, alla sua burocrazia, a quelle successive di Scanzano Comune, nei primi anni di vita della sua istituzione quando si sono costruite le basi e l’ossatura urbanistica del paese fino al consolidamento di rapporti e relazioni che si frappongono tra status familiari di amicizia e tradizionali. Una sintesi generale e spero efficace, ritengo fosse utile farla partendo dalla fine, di come la politica oggi si mostra senza attribuire responsabilità dirette, seppur sono presenti personaggi che hanno avuto più di altri protagonisti un ruolo anche nel tempo e quindi una responsabilità maggiore rispetto ad altri, che il libro ben individua.
Un intreccio di relazioni fondate su interessi particolari che spesso, sotto mentite spoglie, non si sono conciliate con la vocazione agricola e turistica del territorio, ma hanno ostacolato la crescita economica, sociale e culturale della “politica” della comunità che non è riuscita a tener cura della bellezza, e della forza che lei stesso ha prodotto. Mi riferisco ai tanti giovani, immersi nei problemi o costretti a far la valigia. A quelli che si sono formati fuori e oggi ricoprono importanti ruoli senza più tornare se non da semplici visitatori nei periodi estivi per l’amore della loro terra, della loro famiglia, senza intralciare i lavori della politica della comunità. Un duplicato che rispecchia anche l’organico della politica amministrativa del Comune di Scanzano J.co dove il vecchio continua a trovare spazio anche con alcune seppur poche facce nuove ma senza cambiamento, senza alcuna proposta di rinnovamento al di la delle vecchie logiche. Ad esempio la partecipazione alla politica, alla vita culturale del paese vede forti limiti in particolare nei confronti dei giovani che seppur intelligenti ancora oggi nel territorio di Scanzano J.co non hanno luoghi di incontro alternativi a quello di sale da gioco o dei bar dove poter costruire una identità fondata sul senso della collettività. Da anni ormai oltre a chiudere la biblioteca che poteva essere un contenitore di formazione culturale importante per lo sviluppo di una cultura scanzanese, di una comunità, sono assenti, se non piccoli focolai, quei motori di aggregazione giovanile in cui la comunità, nella sua diversità emergeva.
Questo elemento negativo che a mio parere è presente nella politica di Scanzano può e deve essere superato. Precedentemente, a Scanzano le occasioni in cui i giovani si sono resi protagonisti delle scelte politiche che riguardano loro e il proprio territorio non sono mancati. A maggior ragione oggi che gli strumenti informatici permettono di uscire dal nostro paese e parlare anche con l’altra parte del mondo senza necessità di mettersi in  fila per tre.


Scazano J.co, 12 gennaio 2013-01-12
                                                                                                 Pasquale Stigliani

venerdì 11 gennaio 2013

Scanzano J.co: convocazione del consiglio comunale

Il Consiglio Comunale di Scanzano Jonico si riunirà, in sessione straordinaria, nella Sala Consiliare della Sede Municipale il giorno 17 gennaio 2013, con inizio alle ore 18.00, in prima convocazione, ed il giorno 18 gennaio 2013, con inizio alle ore 18.00, in seconda convocazione, per la trattazione degli argomenti indicati nell’ordine del giorno.



1. Lettura ed approvazione verbali sedute precedenti.
2. Regolamento sui controlli interni. Approvazione.
3. Regolamento comunale per il trasporto di persone mediante autoservizi pubblici non di
linea con autovettura. Servizio di Taxi – Servizio di autonoleggio con conducente (NCC).
Approvazione.
4. Approvazione nuovo schema di Convenzione per la cessione in proprietà delle aree
comprese nel PIP turistico in località “Lido Torre”

mercoledì 2 gennaio 2013

Sistema petrolifero in overcapacity. Fermiamoci un attimo a riflettere



OOOOOOOHHHH Ragazzi, il sistema petrolifero italiano è in situazione di overcapacity sia nel comparto industriale che in quello della distribuzione, avrebbe recitato Maurizio Crozza. Invece no. E’ il messaggio, ripreso dalla rivista Staffetta Quotidiana, che il Presidente dell’Unione Petrolifera, Pasquale De Vita, ha trasmesso la scorsa settimana in occasione della presentazione del Preconsuntivo 2012. A quanto pare nel 2012 i consumi di energia italiani hanno fatto registrare una nuova e pesante frenata rispetto all’anno precedente, stimata intorno al 4%, che ci ha riportato sui livelli di metà anni 90. A pesare, in particolare la forte recessione economica, nonché i prezzi rimasti elevati: fattori che hanno inciso pesantemente proprio sul petrolio. Nel dettaglio si è riscontrato nel 2012 il forte calo del petrolio (-10,6%), meno incisivo per il gas (-4,5%), contro una crescita per i combustibili solidi (+6%) e le rinnovabili (+10%). Il petrolio è la fonte energetica che ha pagato il prezzo più alto alla crisi, subendo sia l’impatto dei minori consumi delle famiglie, sia quello della flessione della produzione industriale (con il conseguente minore spostamento di merci). Esso rimane comunque la prima fonte di energia del paese con un peso del 36,2%, seguita dal gas con il 35,7%, anche se la distanza fra le due si sta assottigliando.
Questi numeri ci fanno riflettere non solo sul sistema energetico in generale ma sulla necessità fondamentale del reperimento delle risorse, in questo caso del petrolio. Allora il salto nella terra di Basilicata diventa spontaneo soprattutto per chi in quella terra, come me, ci è cresciuto e ci vorrebbe anche costruire il proprio futuro. Infatti in Basilicata, si estrae l’85% della produzione nazionale di petrolio, con una probabile crescita dello sfruttamento cosi come indicato nella SEN (Strategia Energetica Nazionale) ma forse inutile o sicuramente meno remunerativo se consideriamo la relazione di De Vita. Nello scenario illustrato in questa fase, senza alcune considerazione rispetto agli effetti sull’ambiente e la salute ne tento più sulle ricadute dello sviluppo del territorio su cui c’è molto da rifletttere, il petrolio Lucano verrebbe sicuramente meno valorizzato. Per tale motivo forse e non solo, sarebbe più ragionevole che il Governo sospenda con urgenza ogni tipo di attività estrattiva sul territorio nazionale o in mare e apra una grande riflessione sulla necessità di proseguire l’estrazione di idrocarburi (come indicato nella SEN) o sospenderla (come ritengo) per investire nella tutela e nella valorizzazione della bellezza del patrimonio italiano e lo sfruttamento di energie rinnovabili, in particolare quella solare che renderà in futuro questa considerazione effimera. 

2 gennaio 2013 - Pasquale Stigliani