"Istruitevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra intelligenza. Agitatevi, perché avremo bisogno di tutto il nostro entusiasmo. Organizzatevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra forza" di A. Gramsci.

giovedì 18 gennaio 2018

E’ assalto alla bellezza. Eni vuole perforare altri pozzi in Basilicata

Agrumi e brochure di promozione del territorio Lucano
Dobbiamo difendere la bellezza e il capitale naturale della nostra terra dall’assalto delle compagnie petrolifere.
Seppur molti Lucani si sono già espressi con oltre 6150 le firme raccolte con la petizione “Fermiamo i pozzi di petrolio in Basilicata” (https://goo.gl/VsHWuz) contro lo sfruttamento petrolifero del territorio lanciata dall’Associazione ScanZiamo le Scorie, l’Eni avanza un nuovo assalto chiedendo alla Regione Basilicata e al Ministero dello sviluppo economico la possibilità di modificare il Programma dei Lavori di ricerca e sviluppo della concessione di coltivazione idrocarburi “Val d’Agri”.

La concessione “Val d’Agri”, di cui ENI S.p.A è contitolare con la società Shell Italia E&P S.P.A. che detiene il 39,23%, deriva dall'unificazione delle preesistenti concessioni Grumento Nova e Volturino di cui al D. M. del 28 dicembre 2005, con scadenza al 26 ottobre 2019. All’interno della concessione sono presenti due giacimenti: nell’alta Val d’Agri, a circa 20 km a Sud-Est delle città di Potenza e su un’area in parte montuosa ed accidentata dell’Appennino Meridionale Lucano, in parte costituita dal fondo valle del fiume Agri.Già nel marzo del 2017, quando tutta l’attenzione era rivolta allo sversamento delle 400 tonnellate di petrolio dal COVA – ENI di Viggiano (PZ), veniva accolta una prima richiesta di ENI con il conseguente differimento dei termini di realizzazione dei lavori e sviluppo al 26 ottobre 2019, coincidente con la data della scadenza della concessione.
Eni, conseguenze del Petrolio in Val d'Agri - Emiliano Albanesi

Nella richiesta presentata il mese scorso, il programma dei lavori di ricerca prevede la conferma della perforazione di 2 pozzi denominati “S. Elia” e “Serra del Monte – Montemurro”, con iter autorizzativi in corso o in fase di attivazione. Per il programma dei lavori di sviluppo si prevede la conferma della perforazione di 3 pozzi denominati “Monte Enoc 6 OR”, “Monte Enoc 7OR” e “Cerro Falcone” (con iter autorizzativi in corso), la conferma della perforazione di 2 pozzi denominati “Caldarosa 2” e “Caldarosa 3” (con iter autorizzativi in corso), la realizzazione di piazzole necessarie all’utilizzo dei pozzi, completamento di condotte dei pozzi e molte altre attività su altri pozzi tra le quali quelle di work-over/side-track che in parte sono in fase di esecuzione o con iter autorizzativi in corso.
Nell’“Istanza di Variazione del Programma dei Lavori di ricerca e sviluppo” si fa presente inoltre che la modifica del programma dei lavori si rende necessaria in quanto l’ENI S.p.A intende perforare un nuovo pozzo denominato “Alli 5” da realizzare nella piazzola prevista per i pozzi “S. Elia1” e “Cerro Falcone 7”, con l’obiettivo di ottimizzare il recupero dei volumi dell’area a nord-ovest dei pozzi “Alli 1 OR”, “Alli 2 OR”, ed “Alli 4 OR”.

Tutte le attività individuate dall’Istanza secondo le indicazioni dell’ENI S.p.A saranno realizzate entro il 31 dicembre 2025, previo il rinnovo del termine di vigenza della Concessione di coltivazione idrocarburi “Val d’Agri”, in scadenza al 26 ottobre 2019.

La perforazione di altri pozzi petroliferi alimenta lo sviluppo distorto nella nostra terra che ha già
prodotto notevoli danni. Inoltre, il petrolio della Basilicata non è più considerato "strategico" nell'ambito della strategia energetica nazionale adottata dal Governo Gentiloni il 10 novembre scorso.

È giunto il momenti di far sentire di nuovo la nostra voce; la popolazione lucana si mobiliti come nel 2003, nelle giornate della civile protesta di Scanzano, per difendere la propria salute, per tutelare gli interessi delle attività produttive che investono e lavorano in agricoltura e nel turismo e per garantire un futuro ai propri figli. Il Presidente Marcello Pittella ha dichiarato che non avrebbe autorizzato altre trivelle sia in mare che in terra. Adesso dimostri che le sue non sono promesse da marinaio e  non perda altro tempo. 



giovedì 11 gennaio 2018

Petrolio: Tempa Rossa e Total, in attesa di un'altra VIA il semaforo è ancora rosso!


I problemi per avviare la produzione di petrolio da Tempa Rossa in Basilicata non sono ancora terminati. 
Come avevamo scritto in precedenza, nonostante la titolaredel giacimento Total le stia provando tutte per avviare l'estrazione ilsemaforo continua a rimanere rosso. Le procedure avviate dal Consiglio dei Ministri di natale per accelerare il completamento dei lavori su Taranto non saranno completate in tempi brevi.



Inoltre si allungano i tempi per trasportare il greggio verso altre destinazioni.

Infatti si è conclusa con esito negativo la procedura di verifica di assoggettabilità a Via del progetto per un sistema di ricezione, stoccaggio ed esportazione del greggio prodotto nel giacimento di Tempa Rossa presso il sito della ex raffineria di Roma. 

In una determinazione firmata il 9 gennaio 2018, la DG Valutazioni e Autorizzazioni Ambientali del Minambiente ha decretato l'assoggettamento alla procedura di Via del progetto presentato la scorsa estate, che prevede il trasporto settimanale di circa 23.000 mc di prodotto proveniente da Tempa Rossa attraverso un massimo giornaliero di 170 autobotti/isocontainer da 27 mc e lo stoccaggio in due serbatoi esistenti da 42.000 me ciascuno. Dal deposito della ex raffineria a Pantano di Grano (12 km a ovest di Roma e 15 km dalla costa) il greggio sarà inviato via oleodotto alle strutture di Fiumicino e transitato via nave per esportazione tramite le infrastrutture esistenti. 

Il progetto per il trasporto su gomma del greggio di Tempa Rossa, contro il quale sono state presentate nei mesi scorsi numerose interrogazioni parlamentari, è stato proposto da Raffineria di Roma, società che rientra nel pacchetto ceduto da To- talErg al Gruppo Api.

Percorso delle autocisterne da Tempa Rossa
La determinazione prende atto dal parere del 18 dicembre dalla Commissione tecnica di verifica d'impatto ambientale Via-Vas, che ha espresso "parere negativo" sul progetto con una serie di valutazioni. In particolare, "non è stata presa in considerazione la stima delle emissioni delle autobotti dalla Basilicata al deposito" e non è possibile "una valutazione di alternative progettuali soprattutto relative alla fase di ingresso degli olii in raffineria", considerato che "la sola proposta di viaggio su autobotti non pare essere ambientalmente efficiente". Inoltre, il progetto "non consente una valutazione compiuta di tutti gli impatti in quanto non comprende lo studio del traffico, che sebbene in questa fase potrebbe essere limitato al tracciato Basilicata-Lazio, per il futuro dovrebbe comunque essere aggiornato in funzione dei possibili diversi approvvigionamenti menzionati dal proponente". La Commissione tecnica ha perciò ritenuto che la verifica di assoggettabilità "non possa essere valutata come opera a se stante ma tecnicamente connessa alla più generale razionalizzazione degli olii di Tempa Rossa" e che, anche nell'ipotesi in cui si potesse valutare l'intervento nella Raffineria di Roma in modo indipendente dalla Via presentata per la logistica petrolifera tramite auto-cisterne nel Centro Oil Tempa Rossa, l'assoggettabilità "resterebbe comunque subordinata alla positiva valutazione della procedura di Via". 

Non resta che prepararci per presentare le osservazioni alla procedura VIA che si aprirà nei prossimi giorni per smontare questa follia che alimenterebbe solo sviluppo distorto in Basilicata. 

Intanto continuiamo a SOSTENERE LA PETIZIONE PER LA CHIUSURA DEI POZZI DI PETROLIO IN BASILICATA: https://goo.gl/VsHWuz
 

giovedì 4 gennaio 2018

I Lucani prendano il buon esempio dai Nigeriani


Arriveranno in Italia per il processo contro ENI. Per l’occasione parteciperanno all’incontro “NON C'È SVILUPPO SENZA TUTELA AMBIENTALE!” organizzato dal M5S.

Qui puoi guardare tutto l'incontro tenuto

Ne parleremo il 10 gennaio 2017, alle ore 11.00, nella Sala Caduti di Nassyria presso il Senato a Roma.
L’evento aprirà con i saluti di Gianni Girotto, Senatore del M5S, e seguirà con gli interventi di Ododo Francis, leader della comunità di Ikebiri che hanno accusato l’ENI di aver sversato petrolio nella zona del delta del Niger, in cui le comunità vivono da sempre, Luca Saltalamacchia avvocato con esperienza nel settore della tutela delle comunità indigene in ipotesi di disastri ambientali, Godwin Ojo, responsabile di ERA (ong nigeriana) e membro del board di Friends of the Earth International, Colin Roche, responsabile delle campagne contro l'industria estrattiva di Friends of the Earth Europe e Luca Chianca, giornalista di Report. L’incontro sarà moderato da Antonio Tricarico, attivista di Re:common ed esperto di finanza e diritti umani e verrà trasmesso in streaming sui canali social del M5S.


SOSTIENI LA PETIZIONE PER LA CHIUSURA DEI POZZI DI
 PETROLIO IN BASILICATA: https://goo.gl/VsHWuz

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