"Istruitevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra intelligenza. Agitatevi, perché avremo bisogno di tutto il nostro entusiasmo. Organizzatevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra forza" di A. Gramsci.

sabato 28 ottobre 2017

NO alla nuova marchetta del Governo per la Total. Fermiamo l’estrazione di petrolio

Progetto di sviluppo Tempa Rosa
Ormai è più che evidente. Le marchette del compagno della Guidi nella legge di stabilità del 2015 sono state inutili. Oltre alle dimissioni della Ministra non hanno ancora sbloccato i 1,6 mld di dollari di investimenti. La Total è in difficoltà. Ha un forte ritardo sui i tempi per avviare la produzione del giacimento di Tempa Rossa in Basilicata. Infatti, secondo l’articolo pubblicato oggi dal Sole 24 Ore ha avanzato una nuova richiesta di proroga al Ministero dello Sviluppo economico.

L'istanza,  presentata da pochi giorni riguarda l’adeguamento del programma di lavoro (il vecchio era fermo al 31 dicembre 2017), e prevede non solo lo spostamento dell'avvio a regime delle attività estrattive di un anno, al 31 dicembre 2018, ma anche una nuova organizzazione dei lavori che perla prima volta ipotizza la possibilità di raffinare il greggio trasportato attraverso l'oleodotto Val d'Agri, nella raffineria Eni di Taranto.
Percorsi con autocisterne alternativi all'oleodotto

Ugualmente, non scompare l’idea di trasportare il petrolio con le autocisterne. Continua a prevedere il caricamento del greggio da Tempa Rossa (20mila barili di petrolio al giorno) su autobotti, in linea con le procedure di valutazione richieste al ministero dell'Ambiente per il trasporto con 170 autocisterne all'ex Raffineria di Roma (assoggettabilità a Via) e alla raffineria di Falconara Marittima (AN) via Taranto o via Melfi.

La brutta piega che  ha preso il progetto di Tempa Rossa offre la ragione a chi da sempre si oppone alla realizzazione di un progetto che genera sviluppo distorto del territorio, compromettendo l’acqua, risorsa fondamentale per la vita umana, l’economia agricola e turistica del territorio Lucano.
Possiamo ancora salvare il tutto.
Diga del Pertusillo (PZ)

Potrebbe essere sufficiente la coerenza del Ministero dello Sviluppo Economico con l’indirizzo politico della Strategia Energetica Nazionale (in fase di approvazione nei prossimi giorni) in cui il petrolio Lucano non è più considerato di interesse nazionale per non giustificare un’ennesima marchetta Total che si manifesterebbe con la concessione di una nuova proroga.

Nei prossimi giorni, farebbero bene le istituzioni locali della Regione Basilicata e i cittadini a battersi per salvare il loro territorio da un nuovo assalto petrolifero. Dobbiamo far sentire a ROMA con forza e ad alta voce la nostra contrarietà a questa nuova proroga.
Un motivo in più per sostenere anche la petizione online sulla chiusura dei pozzi di petrolio in Basilicata lanciata dall’Associazione ScanZiamo le Scorie che ha raggiunto le oltre 5500 firme.

domenica 15 ottobre 2017

Basilicata, la bellezza che crea la ricchezza

Successivamente al confronto tenuto tra esperienze del settore agricolo e turistico della regione Basilicata, nei primi di maggio scrissi un post, “La lucanità passa dal web e crea sviluppo locale”.
Castel Mezzano (PZ)

Convinto che un territorio, quello della Basilicata, può emergere economicamente e generare ricchezza attraverso lo sviluppo di forme locali legate alla sua natura.

Con franchezza, non saprei se si potesse mai fermare l’emorragia dei giovani, dei tanti talenti Lucani che sono andati via in cerca di soddisfazione. Sicuramente oggi abbiamo degli strumenti che possono quanto meno ostacolare questa forma di emigrazione e di spopolamento del territorio.

Questa speranza si alimenta di notizie oggettive che vedono protagonista la scoperta del territorio attraverso il web, attraverso quella  rete che salverà la bellezza del territorio promuovendo l’economia locale.

E non è solo una questione di sentimento, anche se la Basilicata si posiziona meta più amata dai turisti stranieri. Ci sono segnali che vanno tutti verso la stessa direzione che alimentano lo sviluppo locale.

Interessante è il progetto Italian Villages realizzato da Airbnb per contribuire alla valorizzazione dei piccoli centri italiani verso i viaggiatori di tutto il mondo. L’idea consiste nell’accendere i riflettori sui paesaggi, le tradizioni e i saperi unici, espandere le economie locali e promuovere un turismo più sostenibile, fuori dalle rotte italiane più battute.

Ma per capire dove ci sta portando il vento è sufficiente anche un monitoraggio sui tanti Lucani che si stanno mettendo online ed in rete con i loro prodotti alimentari. Vino, olio frutta prodotti da forno e molto altro…. Arrivano ormai direttamente al consumatore.
Prodotti inviati dall'Antico Panificio Cirigliano

Come l’esperienza  dell’Antico panificio Cirigliano, storico forno di Noepoli (PZ), nel Parco Nazionale del Pollino. Fondato nel 1953, coniuga da sempre tradizione e qualità con  un'accurata selezione di materie prime lucane di alta qualità, la lavorazioni totalmente manuali, l’utilizzo di lievito madre, attrezzature moderne  e rigorosi metodi di controllo. Ha saputo unire la tecnologia moderna con i sapori, i profumi, le ricette antiche, tramandate di madre in figlia dai tempi in cui il lievito madre, "u crjisch" passava di famiglia in famiglia e poi ritornava.... quando il pane era un bene prezioso e irrinunciabile !

Fortunatamente ormai non si è soli, infatti secondo l’Ossercatorio eCommerce  B2C del Politecnico di Milano i numeri che girano online sono enormi. La commercializzazione tramite il web è diventata ormai un canale di vendita al pari della moderna distribuzione. Il giro d’affari è quasi di 24 miliardi, per il 10% occupato dal settore dell’alimentare che nel 2016 è cresciuto del 43%.
10 anni fa non avremmo potuto neanche immaginare tutto questo. Ora l’esistenza di questi strumenti ci offrono delle opportunità che devono essere utilizzate. CARPE DIEM!






martedì 3 ottobre 2017

Sversamento petrolio in Basilicata. Continuano i ritardi per la bonifica

Diga del Pertusillo a pochi metri dal COVA-ENI a Viggiano (PZ)
Chi si è già dimenticato dello sversamento delle 400 tonnellate di petrolio dal COVA Eni a Viggiano (PZ).

Molti dei Lucani ancora ricordano preoccupati i rischi di una contaminazione delle acque della diga del Pertusillo, a pochi metri dal COVA. Le preoccupazioni seppur non hanno ostacolato l'apertura del COVA (decisa dalla giunta regionale della Basilicata) sono state accompagnate dalle richieste, da parte di Associazioni e cittadini rivolte alle Istituzioni, per un intervento urgente di caratterizzazione dell'inquinamento e della bonifica delle aree.

Difficile capire come si sta proseguendo. Si potrebbe realizzare nel sito online dell'Osservatorio in Val D'Agri un sezione con tutte le informazioni.

Cosa certa è visibile agli occhi di tutti i curiosi visitatori delle aree inquinate, gli aspiratori d'acqua contaminata sono ancora li a succhiare liquidi inquinati. E se lasciati al loro destino rischiano di compromettere l'acqua (una risorsa preziosa utilizzata in particolar modo in Puglia) e l'economia locale di gran parte del territorio mettendo a rischio imprese agricole e turistiche.



Certo noi che stiamo sostenendo una petizione online per la chiusura dei pozzi di petrolio auspichiamo che tutto vada per il meglio.

Che gli organi di controllo garantiscano la sicurezza senza far correre altri rischi per la salute (come si evince dai risultati presentati ufficialmente dagli scienziati pochi giorni fà) e l'economia locale.

Intanto, dalla rivista Staffetta Quotidiana si apprende che nel bollettino n. 40 del 1 ottobre 2017 è pubblicata la decisione del Presidente della Giunta Marcello Pittella riguardo la proroga dei termini, richiesta dall'Eni, per gli interventi di messa in sicurezza d'emergenza a seguito della perdita di greggio dal COVA di Viggiano.
Pittella ha deliberato che l'Eni può continuare a utilizzare per altri 6 mesi le aree già identificate nelle precedenti ordinanze per la sosta delle autobotti di rifiuti liquidi derivanti dalle attività di MISE delle aree interessate allo sversamento di greggio dal COVA di Viggiano in attesa della loro caratterizzazione necessaria all'avvio al trattamento per un tempo non superiore di sei mesi a partire dalla data di sottoscrizione dell'atto.

Inoltre ha ribadito che Eni rispetti tutte le prescrizioni relative alle precedenti ordinanze. Infine ha dato compito all'Arpab di effettuare sopralluoghi durante l'utilizzo di questa aree.

Vedremo come andrà a finire nella speranza che il film abbia il lieto fine.