"Istruitevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra intelligenza. Agitatevi, perché avremo bisogno di tutto il nostro entusiasmo. Organizzatevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra forza" di A. Gramsci.

domenica 19 marzo 2017

Tagli agli stipendi milionari per ridurre la disuguaglianze sociali


Nel periodo universitario, una delle letture più avvolgenti fu “Origine della disuguaglianza” di Jean-Jacques Rousseau per l’esame di Storie delle dottrine politiche. Un piccolo libricino che rispose ad una delle tante domande di gioventù sulla stratificazione sociale: qual è l’origine della condizione sociale umana? Siamo stati da sempre separati in classi sociali? tra ricchi e poveri?    

                                      
Una risposta semplice la troviamo nei detti popolari, nella saggezza semplice dei nostri nonni “i soldi chiamano i soldi e i pidocchi chiamano i pidocchi”.
Ma basterebbe riprendere un breve passaggio del libro di Rousseau per capire velocemente cosa ci ha portato fin qui. Per Rousseau, tutto ebbe origine nel momento in cui il primo uomo che recintò un terreno ebbe l’idea di dire “questo è mio” e venne creduto ingenuamente dalle altre persone. Fu lui il vero fondatore della società civile. Delitti, guerre, assassini, miserie ed orrori si sarebbero potuti evitare se qualcuno avesse strappato i paletti o colmato il fossato e avesse gridato ai suoi simili “Guardatevi dall’ascoltare quest’impostore; siete perduti, se dimenticate che i frutti sono di tutti e la terra non è di nessuno.”

La storia andò purtroppo diversamente. Tutti credettero che quel terreno all’interno del recinto appartenesse a lui ed ingenuamente nacque la proprietà privata e l’origine della disuguaglianza.

Qualcuno provò in seguito a dare una lettura dei limiti di questa società che si manifestò nel capitalismo più sfrenato scalfito nel tempo dalle democrazie sociali con la ridistribuzione della ricchezza, della proprietà e  la nascita dello Stato sociale;  un esercizio naturale di movimenti e rivoluzioni che si tramandano nel tempo e che non scompariranno fino a quando non sarà raggiunto il loro scopo: riottenere la dignità umana, anche per quelli che credettero ingenuamente a “questo è mio”.

Dalla recente indagine demoscopica di Demopolis per Oxfam Italia presentata nel gennaio 2017 emerge che “Nel 2016 la ricchezza dell’1% più ricco degli italiani (in possesso oggi del 25% di ricchezza nazionale netta) è oltre 30 volte la ricchezza del 30% più povero dei nostri connazionali e 415 volte quella detenuta dal 20% più povero della popolazione italiana”.

Quasi come ieri, sono proprio reddito e ricchezza a rappresentare le due dimensioni in cui i cittadini italiani percepiscono oggi le disuguaglianze più pronunciate. Una distanza sulla quale va tenuta tutta l’attenzione della politica affinché vengano intrapresi interventi di ridistribuzione dei redditi e della ricchezza.

Riteniamo opportune quindi una sforbiciata sui redditi e le retribuzioni percepite dall’elite, che vive all’apice della piramide sociale. Un gesto che deve partire dagli stipendi dei politici e dai membri dei cda delle società pubbliche participate in fase di rinnovo, fino a coinvolgere le altre caste presenti nel modo della televisione, dello spettacolo, dello sport, del giornalismo e in molti altri settori in cui si godono stipendi milionari eccessivi come quelli percepiti nel 2015:
a)      la retribuzione totale dell'amministratore delegato di ENI è stata di 3,483 milioni,
b)      la retribuzione totale dell'amministratore delegato di ENEL è stata di 2,75 milioni di euro,
c)      la retribuzione totale dell'amministratore delegato di LEONARDO
sfiora i 1,9 milioni euro, pari a 28 volte il costo del lavoro medio.
d)      La retribuzione totale dell'amministratore delegato di FINCANTIERI è stata di 2,067 milioni, pari a 35,8 volte il costo del lavoro medio italiano,
e)      la retribuzione totale dell'amministratore delegato di TERNA è stata di 1,96 milioni euro, pari a 25 volte il costo del lavoro medio pro capite. In caso di anticipata cessazione del rapporto di lavoro o di mancato rinnovo del mandato sono dovute 24 mensilità della retribuzione complessiva,
f)       la retribuzione totale dell'amministratore delegato POSTE ITALIANE è stata pari a 1,1 milioni di euro.


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