La Casa Bianca ha appena messo sul patibolo l’energia rinnovabile, il lavoro e il futuro della protezione del clima.
Lo scorso 28 marzo Donald Trump
ha emesso uno dei suoi ordini
esecutivi più dannosi per l’ambiente. E sempre in questi giorni ha
dato un’accelerata alla costruzione degli oleodotti Keystone XL e Dakota
Access. Inoltre Trump vorrebbe togliere fondi all’EPA, l’Environmental
Protection Agency. Mosse, insomma, abbastanza indicative.
Con il suo ordine esecutivo, Trump ha dato istruzioni proprio all’EPA
affinché annulli o riesamini alcuni dei più importanti provvedimenti in
materia clima presi da Obama, come la limitazione delle emissioni di
gas serra delle centrali elettriche, il blocco delle concessioni per
miniere di carbone sul suolo pubblico e importanti misure di tutela per
le comunità colpite dai cambiamenti climatici.
Tuttavia, nonostante tutti questi suoi sforzi a sostegno
dell’industria delle fonti fossili, il massimo risultato che Trump può
ottenere con queste sue politiche è ritardare l’inevitabile transizione
già in atto verso l’energia pulita. Transizione che non può essere più
fermata.
E mentre il Presidente statunitense decide questo, occorre ridurre al
minimo i disastri che la sua amministrazione infliggerà al clima e alle
comunità. È questo ciò di cui ci dobbiamo preoccupare.
SOVVENZIONI AL SETTORE DEL CARBONE
Durante il suo mandato, il Presidente Obama ha usato il potere
esecutivo per compiere passi in avanti verso il graduale abbandono delle
fonti fossili, in favore dell’energia pulita e delle rinnovabili. Il
Clean Power Plan e la sospensione delle concessioni per le
miniere di carbone
sono stati due dei marchi più distintivi della sua eredità politica
sul clima. Adesso però Trump sta cancellando entrambi i provvedimenti.
Il Clean Power Plan regolava le emissioni di CO2 provenienti dalle
centrali elettriche statunitensi, predisponendo l’obiettivo di ridurle
del 32 per cento entro il 2020, rispetto ai livelli del 2005. Nel
frattempo, la sospensione delle concessioni di miniere di carbone aveva
interrotto la vendita di suolo federale alle compagnie del settore, fino
a che i piani estrattivi di carbone degli Stati Uniti non sarebbero
stati rivisti tenendo conto degli impatti sul cambiamento climatico.
Con il tentativo di annullare entrambi i provvedimenti con un singolo
ordine esecutivo, Trump sta mettendo perfettamente in chiaro come la
sua amministrazione anteponga gli interessi dei giganti delle fonti
fossili prima dei cittadini statunitensi. Ma siamo scettici sul reale
successo di queste politiche, e lo sono anche i mercati globali di
energia.
La rapida crescita dell’occupazione nel settore dell’energia pulita –
insieme al declino economico dell’industria del carbone, nonostante i
sussidi elargiti anche sotto l’amministrazione Obama – mostra come Trump
stia andando contro la scienza e in direzione contraria ai trend
economici. Le rinnovabili già oggi negli Stati Uniti stanno generando
più posti di lavoro delle fonti fossili, e in più salvaguardano la
nostra salute e il clima per le prossime generazioni.
I COSTI PER LE COMUNITÀ AMERICANE
L’ordine esecutivo di Trump non è solo miope, ma avrà anche impatti
devastanti per le comunità a causa dei cambiamenti climatici e delle
attività di ricerca ed estrazione di combustibili fossili.
La convinta negazione dei cambiamenti climatici da parte della nuova
amministrazione sta privando gli statunitensi dell’aiuto di cui hanno
disperatamente bisogno per proteggere se stessi dai terribili effetti
dei cambiamenti climatici. Le comunità più vulnerabili non possono
permettersi altri uragani come Katrina o Sandy (o Matthew, Ike, Andrew o
Irene).
Elargendo sussidi al settore del carbone, Trump sta solo ritardando
la transizione verso un’economia più pulita e sostenibile per i
lavoratori colpiti dal fallimento di questa industria. Ripristinare le
concessioni di miniere di carbone sul suolo pubblico non restituirà
posti di lavoro nel settore (ampiamente meccanizzato), non garantirà
vantaggi per i contribuenti, e non accelererà la transizione verso
un’economia energetica pulita. Tutto questo porterà solo a un avvenire
più doloroso per i Paesi che estraggono carbone e alimenterà la crisi
climatica.
E come se non bastasse, Trump sta anche attaccando la stessa idea che
il cambiamento climatico comporti dei costi (ricordate: è così).
Insomma, sta dicendo alle agenzie federali di non assumersi
responsabilità per i costi sociali del carbone, che potrebbero pesare
sull’economia statunitense per miliardi di dollari.
Come stiamo combattendo questa battaglia
Come già successo con altri provvedimenti dell’amministrazione Trump,
anche questo ordine esecutivo verrà molto probabilmente portato in
tribunale. Considerati precedenti recenti (vedi il “Muslim ban”),
possiamo sperare che questo attacco al clima e all’ambiente non regga.
Ma se dovesse andare in porto, dobbiamo reagire.
E lo faremo anche il prossimo 29 aprile – centesimo giorno dell’amministrazione Trump – quando si terrà a Washington la
People’s Climate March
, una grande manifestazione per lavoro, giustizia e clima.