Nel
periodo universitario, una delle letture più avvolgenti fu “Origine della disuguaglianza” di Jean-Jacques
Rousseau per l’esame di Storie delle dottrine politiche. Un piccolo libricino che rispose
ad una delle tante domande di gioventù sulla stratificazione sociale: qual è
l’origine della condizione sociale umana? Siamo stati da sempre separati in
classi sociali? tra ricchi e poveri?
Una risposta semplice la troviamo nei detti popolari, nella saggezza semplice
dei nostri nonni “i soldi chiamano i soldi e i pidocchi chiamano i pidocchi”.
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La storia andò purtroppo diversamente. Tutti credettero che quel terreno all’interno del recinto appartenesse a lui ed ingenuamente nacque la proprietà privata e l’origine della disuguaglianza.
Qualcuno provò in seguito a dare una lettura dei
limiti di questa società che si manifestò nel capitalismo più sfrenato scalfito
nel tempo dalle democrazie sociali con la ridistribuzione della ricchezza,
della proprietà e la nascita dello Stato
sociale; un esercizio naturale di
movimenti e rivoluzioni che si tramandano nel tempo e che non scompariranno fino
a quando non sarà raggiunto il loro scopo: riottenere la dignità umana, anche per
quelli che credettero ingenuamente a “questo è mio”.
Dalla
recente indagine
demoscopica di Demopolis per Oxfam Italia presentata nel gennaio 2017
emerge che “Nel 2016 la ricchezza dell’1% più ricco degli
italiani (in possesso oggi del 25% di ricchezza nazionale netta) è oltre 30
volte la ricchezza del 30% più povero dei nostri connazionali e 415 volte
quella detenuta dal 20% più povero della popolazione italiana”.
Quasi
come ieri, sono proprio reddito e ricchezza a rappresentare le due dimensioni
in cui i cittadini italiani percepiscono oggi le disuguaglianze più
pronunciate. Una distanza sulla quale va tenuta tutta l’attenzione della
politica affinché vengano intrapresi interventi di ridistribuzione dei redditi
e della ricchezza.
Riteniamo opportune quindi una sforbiciata sui redditi
e le retribuzioni percepite dall’elite, che vive all’apice della piramide
sociale. Un gesto che deve partire dagli stipendi dei politici e dai membri dei
cda delle società pubbliche participate in fase di rinnovo, fino a coinvolgere
le altre caste presenti nel modo della televisione, dello spettacolo, dello
sport, del giornalismo e in molti altri settori in cui si godono stipendi milionari
eccessivi come quelli percepiti nel 2015:
a)
la
retribuzione totale dell'amministratore delegato
di ENI è stata di 3,483 milioni,
b)
la
retribuzione totale dell'amministratore delegato
di ENEL è stata di 2,75 milioni di euro,
c)
la retribuzione
totale dell'amministratore delegato di
LEONARDO
sfiora i 1,9 milioni euro, pari a 28 volte il costo del lavoro medio.
sfiora i 1,9 milioni euro, pari a 28 volte il costo del lavoro medio.
d)
La retribuzione
totale dell'amministratore delegato
di FINCANTIERI è stata di 2,067 milioni,
pari a 35,8 volte il costo del lavoro medio italiano,
e)
la retribuzione
totale dell'amministratore delegato
di TERNA è stata di 1,96 milioni
euro, pari a 25 volte il costo del lavoro medio pro capite. In caso di
anticipata cessazione del rapporto di lavoro o di mancato rinnovo del mandato
sono dovute 24 mensilità della retribuzione complessiva,
f)
la
retribuzione totale dell'amministratore delegato POSTE ITALIANE è stata pari a 1,1 milioni di euro.
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